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Ne ‘La mia stagione è il buio’ chi racconta è un suicida

Ne ‘La mia stagione è il buio’ chi racconta è un suicida
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Giovanissima, esordisce con questo inquietante, gotico, vibrante romanzo, violento nella carica emotiva che contiene, dentro un equilibrio complicato, ma riuscito, soppesato dall’eleganza, dalla maturità dello stile. Lei si chiama Cristina Caloni, milanese, si presenta con un romanzo che potremmo definire almeno in parte di formazione, il titolo è La mia stagione è il buio, edito da Castelvecchi.

La narrazione è molto forte, perché chi racconta è un suicida. Julian, l’homme qui amait les femmes, ed è esattamente così. Riferisce di sé, di una morte voluta, desiderata, l’ultima parola sulla follia, sulla giovinezza tradita, svuotata, crudele, in questo senso mi sembra possibile definirlo romanzo di formazione. Julian è la voce narrante, intorno subordina il suo mondo mortificato, i suoi frequentatori lo sono, persi o allucinati. Su tutto scende una specie di terrore che la voce narrante esercita su chi legge, perché la voce narrante racconta già dal suo castigo, dal gesto dentro cui è finito il suo destino. Il sesso, la droga, l’eccesso, l’avidità di Julian, permane, seduce, e intanto toglie luce a Julian, agli spazi costipati, ai personaggi, benché gettati verso il futuro, ingannevolmente.

Milano, la notte, le tentazioni, i locali, Il Margot, dove Julian concentra i suoi incontri, realizza la perdizione, contagia gli altri della sua irrequietezza. Le sue donne, l’innocenza. Ed è una pedissequa alternanza di buio e albe. Sono schiarite che vibrano dentro le allucinazioni dei suoi protagonisti. Questa scrittrice esordiente merita tutta l’attenzione, esordisce con una scrittura potente, governata, trascina esattamente alla fine di un viaggio terrificante. Restituisce il paesaggio umano dei nostri giorni, dove riconoscere identità febbrili che non trovano quiete, che sopravvivono come possono. E con una gran pena realizzare – noi lettori al di qua –  che di questa gioventù tradita, con i suoi morti persino, qualcuno deve chiedere scusa.

Dell’autrice, che ho conosciuto personalmente, mi sono fatta un’idea: è una di quelle creature libere, sole e innocenti, così rare, così preziose, come un quadrifoglio in un prato. E anche questo conta. La preziosa gentilezza, il talento che si fa anche gentilezza e viceversa. Vi invito a leggerla, contribuendo così a dare luogo, dignità, a voci nuove,  quelle che ci dicono qualcosa, ma fanno fatica ad esprimersi, ad autodeterminarsi. Cristina Caloni darà ancora molto, ne sono sicura.

Foto tratta dal profilo Fb di Cristina Caloni

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