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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 9:07 del 28 Dicembre 2017

Natale con i tuoi, le lacrime delle badanti ucraine in partenza verso casa: “Mio figlio? Lasciato quando aveva 12 anni”

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Sono nelle nostre case per guardare i nostri genitori o i nostri figli, ma anche loro hanno una famiglia di origine, e il Natale è il momento in cui la possono rivedere o sentire più vicina. A volte l’unico momento dell’anno. Stiamo parlando delle donne ucraine, in maggioranza badanti, che in questi giorni tornano a casa per le feste (quelle che non possono mandano regali ai parenti). Così il grande parcheggio di Ponte Mammolo, a Roma, messo a disposizione dall’Associazione cristiana italo ucraina, si riempie di bancarelle con prodotti ucraini e mini van pronti a portare pacchi alle famiglie rimaste al paese. “Spediscono affetto e sentimento nei loro pacchi – racconta a ilfattoquotidiano.it Mario Tronca, presidente dell’Associazione – la cosa che va per la maggiore è la tradizione italiana”.

In Italia sono 240mila gli immigrati ucraini, l’80% sono donne e il 70% per cento di queste donne lavorano nei servizi alla persona. Sono badanti, le collaboratrici domestiche o le baby sitter che supportano le famiglie italiane ormai da molti anni fornendo loro una sorta di welfare privato. “Sono arrivata esattamente 20 anni fa – racconta ad ilfattoquotidiano.it Oxana – prima sono arrivata io, poi mio marito e dopo due anni ho fatto venire mia figlia. Quando arriviamo facciamo le babysitter, l’aiuto agli anziani e poi piano piano si inizia a crescere. Sono andata a lavorare in un bar, in un negozio poi ho aperto un negozio mio di prodotti ucraini per cinque anni. Piano piano andiamo avanti”.

Altre donne ne approfittano per cercare lavoro come sostituzione di lavoratrici che tornano a casa per le vacanze, e stanno in fila all’ingresso accanto a un cartello ‘cerco lavoro’  “Per un mese, due settimane anche una settimana – dice al fattoquotidiano.it una donna in cerca di sostituzione – quando le altre partono noi possiamo dare il cambio”. Vasily e Maria partiranno domenica prossima, il 31, per tornare nella loro città di origine ai confini con l’Ungheria “Siamo arrivati nel 2004 – raccontano – abbiamo dovuto lasciare i nostri due figli di 12 e 15 anni. È stato molto difficile, ma abbiamo trovato lavoro con una famiglia buona e possiamo aiutarli da qua”. Lasciare i figli non è mai facile “Loro hanno capito subito che dovevamo partire – aggiunge Maria – visto che mio marito nonostante lavorasse da sedici anni e avesse comprato la casa non guadagnava abbastanza per farci andare avanti”.

 

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