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Libia: il corridoio umanitario è una buona notizia, ma bisogna fare di più

Libia: il corridoio umanitario è una buona notizia, ma bisogna fare di più
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Sono circa 700.000 le persone (“i migranti”) bloccati in Libia secondo i dati delle Nazioni Unite (fonte CNN). Persone intrappolate e in balia delle autorità locali, delle milizie, dei gruppi armati e dei trafficanti. Circa 20.000 (secondo Amnesty International) sono le Persone (“i rifugiati e i migranti”) intercettate in mare dalla Guardia costiera libica e trasferite nei Centri di Detenzione. Persone imprigionate a tempo indeterminato e regolarmente sottoposte a gravi violazioni dei diritti umani, compresa la tortura.

Si trovano all’interno dei Centri di Detenzione perché per tutto il 2017 l’Unione Europea e l’Italia hanno condotto una politica determinata a interrompere la rotta migratoria illegale, attraverso la Libia, verso il Mediterraneo. Conseguenza di un piano di azione attuato in accordo con vari attori libici. A partire da questa premessa, è sicuramente una notizia positiva che 162 persone siano state tolte da uno stato di inumana detenzione da Italia, governo libico, Onu e Cei e portate in Italia grazie al primo corridoio umanitario “legale”.

Occorre però intervenire immediatamente per tutte le altre persone che si trovano detenute in condizioni di grave emergenza umanitaria, in centri sovraffollati, senza luce naturale e ventilazione (0,41 metri quadrati a persona) senza la possibilità a sdraiarsi la notte. Dormono in piedi. Un recente rapporto della ONG Médecins Sans Frontières ha denunciato diffusi problemi di infezioni del tratto respiratorio, diarrea acquosa acuta, malattie della pelle e infezioni del tratto urinario. Problemi dovuti alle condizioni di detenzione all’interno dei centri dove manca il cibo e si vive con meno di 1 litro di acqua al giorno. Senza adeguato accesso a bagni e docce, con pidocchi, scabbia e pulci.

162 persone sono meno dell’1% delle persone detenute in questo momento. Occorre creare un corridoio umanitario che permetta un pronto intervento delle Agenzie internazionali e delle ONG all’interno dei Centri in Libia per cercare di evitare una tragedia umanitaria già oltre ogni umana sopportazione. Rivedere le ragioni di una politica disumana che ha rinchiuso quelle persone nei Centri di detenzione sembra, mi rendo conto, un altrove che lascia purtroppo il posto al diniego di una politica imperialista che prosegue imperturbata a creare poveri costretti alla fuga

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