Audizione meno “piccante” rispetto a quella del presidente uscente della Consob Giuseppe Vegas, ma non per questo quanto detto in Commissione banche da Vincenzo Consoli è meno pregnante. Pur nella sua veste di indagato per aggiotaggio e ostacolo all’attività di vigilanza, l’ex amministratore delegato di Veneto Banca non ha lesinato le risposte, supportandole anzi con dati precisi e con documenti. Tutto il contrario della strategia difensiva dell’ex presidente della Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, fatta di “non ricordo”, “non saprei” e di “anche se c’ero non contavo niente, non avevo deleghe”. Non sono i fuochi d’artificio di Vegas, che ha servito un assist meraviglioso alle opposizioni raccontando come Maria Elena Boschi abbia voluto incontrarlo per parlare di Banca Etruria, ma Consoli ha messo altra carne al fuoco destinata a scaldare ulteriormente le polemiche politiche e la campagna elettorale.

Riguardo al sottosegretario Boschi ha ricordato di averla incontrata a Laterina, a casa del padre Pier Luigi, nel corso di un incontro riservato tra i vertici di Veneto Banca e Popolare Etruria volto a capire se era possibile fare fronte comune, magari trovando una sponda nel governo, contro le richieste di Banca d’Italia che nel novembre del 2013 aveva intimato a entrambi gli istituti di trovare al più presto un partner di elevato standing. Partner che nel caso di Etruria, ma anche di Veneto Banca, risultava essere la Popolare di Vicenza. Vale giusto la pena sottolineare che l’incontro si è tenuto nella primavera 2014, intorno a Pasqua, quando Maria Elena Boschi già ricopriva la carica di ministro e in quella stessa primavera – sempre da ministro – interloquiva con Vegas riferendogli le sue preoccupazioni sulla possibile acquisizione di Banca Etruria da parte della banca di Zonin. Insomma, anziché alleggerire, le dichiarazioni di Consoli contribuiscono a rendere ancora più difficile la posizione della sottosegretaria in vista dell’audizione dell’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, in calendario mercoledì 20 dicembre.

A Consoli però interessa poco o punto parlare della Boschi e dei successivi contatti con Boschi padre, quanto piuttosto aprire il capitolo della vigilanza di Banca d’Italia che, a suo dire, ha valutato scorrettamente la situazione di Veneto Banca e lo ha fatto con una finalità precisa: quella di imporre il matrimonio con la Popolare di Vicenza. Consoli naturalmente ha tutto l’interesse a difendersi attaccando, ma ai commissari non ha offerto solo delle tesi suggestive: ha messo sul tavolo dati, documenti e nomi, quelli di chi avrebbe fatto pressioni e quelli dei testimoni che potrebbero confermarle. Un’audizione, la sua, destinata a mettere in forte imbarazzo la Banca d’Italia che di recente ha subito una durissima sconfitta in tribunale con l’assoluzione in appello di Giuseppe Mussari e di Antonio Vigni dall’accusa di ostacolo alla vigilanza nel caso Mps.

L’ex amministratore delegato di Veneto Banca mette sulla graticola il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, non solo accusandolo di aver fatto pressioni affinché Veneto Banca si arrendesse senza condizioni alla Popolare di Vicenza, ma anche di essersi sostanzialmente inventato le operazioni baciate che Veneto Banca – a differenza di Popolare Vicenza – non avrebbe “mai fatto”. L’accusa è quella di aver montato ad arte la questione e, per dimostrarlo, Consoli afferma che non solo Veneto Banca passerà indenne dai successivi stress test della Bce, ma che gli ispettori mandati da Francoforte passarono al setaccio tutto il portafoglio crediti della banca nel corso del 2015 senza trovare una sola operazione baciata.

Si tratta, occorre ribadirlo, delle tesi difensive di colui che è ritenuto il massimo responsabile del dissesto dell’istituto di Montebelluna. Ma si tratta anche di affermazioni molto circostanziate che mettono fortemente in discussione l’imparzialità dell’autorità di vigilanza e dei suoi ispettori. Tutto ciò non può non alimentare l’attesa per l’audizione del governatore Ignazio Visco, in calendario martedì 19 e alcune delle affermazioni di Consoli hanno anche spinto i commissari 5 stelle e il presidente del Pd Matteo Orfini a chiedere urgentemente l’audizione testimoniale dell’ex vice presidente di Veneto Banca, Franco Antiga, che non risulta indagato e che sarebbe stato presente all’incontro tra Barbagallo, l’allora presidente di Veneto Banca Flavio Trinca, lo stesso Consoli, l’ispettore di Bankitalia Biagio De Varti e il capo della sede di Venezia dell’istituto centrale Maurizio Trifilidis. In quell’incontro Barbagallo avrebbe detto a Consoli e Trinca che andava fatta la fusione con Vicenza, ma Barbagallo ha sempre smentito di avere indicato la popolare di Vicenza come soggetto aggregante.

L’audizione di Consoli ha dunque fornito nuove munizioni a quanti criticano l’operato dell’autorità di vigilanza e soprattutto al Pd, desideroso di aumentare il clamore intorno all’ormai imminente audizione di Visco anche per rintuzzare gli attacchi e distogliere l’attenzione dal caso Boschi. La testimonianza di Antiga verrà acquisita prima di martedì, proprio per poter utilizzare le risposte contro lo stesso governatore. Un gioco al massacro spregiudicato e pericoloso e il rischio di un effetto boomerang è molto forte. Di sicuro, però, a farsi sempre più difficile è la posizione di Barbagallo, che probabilmente alla fine verrà sacrificato pur di mettere al riparo l’istituzione. Quanto alla Boschi, non basterà il clamore per l’audizione di Visco a fermare le polemiche e la sua posizione da disperata rischia di farsi insostenibile se mercoledì 20 Ghizzoni confermerà quanto scritto da de Bortoli: cioè che l’allora ministra chiese all’amministratore delegato di Unicredit di valutare l’acquisizione di Banca Etruria per evitarne il tracollo.

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