“Non provare mai a pensare che nessuna donna si innamorerà di te”. Tiziano è detenuto in carcere a San Vittore e ha deciso di scrivere un messaggio di suo pugno a Fabrizio, un bambino autistico. Ha sentito la sua storia registrata su un mp3 che l’associazione L’Ortica ha portato oltre le sbarre grazie all’iniziativa “Ascolta i miei passi” con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema disabili e autismo. “Sono religioso e credente, quindi pregherò per te. Sicuramente l’amore che ti ha portato fino ai tuoi 22 anni ti farà trovare la persona giusta”, chiude Tiziano. Il messaggio l’ha raccolto la presidentessa Fabrizia Rondelli, mamma di un ventenne autistico, che si è presentata a San Vittore per far sentire le storie dei ragazzi. E tra i pensieri, c’è anche quello di un altro detenuto che scrive: “Ciao Leo, quando ti trovi in quelle giornate no pensa all’aria, sappi che avvolge il tuo corpo e pensa che sia una dolce carezza che coccola il tuo corpo”.

Disabili e carcerati, ma soprattutto persone. L’idea di andare in carcere a parlare di autismo è venuta appunto a L’Ortica, costituita a Milano nel 2010 partendo dal desiderio di alcune famiglie di giovani con autismo di offrire loro un percorso di inserimento lavorativo professionale e specializzato. “Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione – racconta a Ilfattoquotidiano.it la presidentessa Rondelli – che dà voce alle persone con una sindrome del comportamento. Abbiamo deciso di coinvolgere nelle nostre attività di divulgazione sul tema circa venti detenuti di San Vittore, che vivono anche loro situazioni di stigmatizzazione sociale, direttamente sulla loro pelle ogni giorno. Abbiamo fatto ascoltare ai detenuti le testimonianze di vita dei nostri ragazzi attraverso dei lettori mp3 per abbattere le barriere del pregiudizio”.

In occasione della settimana dedicata ai disabili, culminata il 3 dicembre con la Giornata internazionale delle persone con disabilità Rondelli si è recata alla casa circondariale milanese per spiegare ai carcerati le varie attività associative, i diversi laboratori di tessitura e pittura dedicati ai ragazzi con autismo e come sia “possibile affrontare la vita partendo da situazioni delicate e, a volte, complicatissime”. “Sono rimasta stupita da quello che ho trovato dentro San Vittore. Mi ero preparata all’ingresso con tutti gli stereotipi negativi che potevano esserci e immaginavo di trovarmi di fronte un ambiente ostile. Invece – spiega la presidentessa – ho ricevuto un’accoglienza particolare nel reparto clinico dove sono tenuti i detenuti malati. Ho trovato gente sensibile, desiderosa di ascoltare le storie dei nostri ragazzi con autismo, individui molto attenti al tema delle disabilità. Alcuni di loro si sono commossi e ci hanno scritto anche messaggi da consegnare ai ragazzi. La cosa positiva è che abbiamo avuto quindi la possibilità di riportare ai nostri giovani le risposte di alcuni detenuti”.

Un “lavoro stupendo”, dice Rondelli. “Da parte dei detenuti ho visto una voglia di raccontarsi fortissima, incredibile. Quasi tutti i carcerati presenti hanno deciso di aprirsi senza ostilità, parlando anche di cose molto personali. E poi – continua Rondelli – è accaduto l’impensabile. Un papà mi ha chiesto di aiutarlo a mettersi in contatto con la sua famiglia perché ha un figlio piccolo che ha ricevuto una diagnosi di autismo. Stando lì dentro non poteva fare nulla, viveva un fortissimo senso di impotenza”. In carcere ci sono storie differenti, esperienze di (mala)vita particolari, sensi di colpa e sofferenza. Racconti di persone tanto diverse tra loro, che hanno sbagliato e che stanno pagando per i loro reati. “Non sapevo nello specifico che cosa avessero fatto le persone che ho conosciuto, ma sicuramente sono colpiti da uno stigma. Poi, però, se si va oltre questa superficie, puoi vedere che sono persone come le altre. Capisci che hai a che fare con degli esseri umani. Così, come quando presento il progetto Ascolta i miei passi alla gente, spiego che i ragazzi con autismo prima di essere disabili psichici sono degli esseri umani e senza il loro deficit comportamentale sarebbero come tutti gli altri. Bisognerebbe dare la possibilità a tutti quelli che vivono in una condizione fortemente limitata dal pregiudizio, emarginazione e isolamento, di potere invece sviluppare i loro talenti, la loro parte migliore. Ed è quello che abbiamo cercato di fare con ciascuno dei detenuti che sono intervenuti all’iniziativa – afferma la presidentessa –. Trovare cioè qualcosa di buono che potesse ricondurci anche ad un senso di umanità che avvicina tutti”.

L’associazione L’Ortica lavora a stretto contatto con le famiglie dei disabili e, in assenza di soldi pubblici, si autofinanzia per organizzare e gestire tutti i servizi erogati. Dal 1 dicembre 2017 Fabrizia è stata nominata dal sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala, a far parte della Consulta cittadina per le persone con disabilità. “Notizia che mi ha fatto felice, non tanto per me – spiega la numero uno dell’organizzazione – ma perché questo dimostra il grande lavoro che stiamo portando avanti da anni sul territorio. Con l’aiuto dei genitori e il supporto dei volontari. E’ un grande risultato che voglio dedicare ai nostri ragazzi ‘speciali’”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Un esperimento sociale per lanciare la campagna #unaparolapernemo: ecco perché donare la propria voce

next
Articolo Successivo

Biotestamento, Pd e M5s compatti verso la legge. Ma i Giovanardi insistono: “Eluana Englaro non soffriva”

next