Nello scorso mese di novembre ha avuto luogo la manifestazione Movember di sensibilizzazione per le malattie specifiche del sesso maschile, in particolare il tumore della prostata, che nell’uomo è frequente e comporta costi personali e sociali ingenti. I tumori specifici del sesso femminile sono forse ancora più importanti per frequenza e per i costi umani e sociali e meriterebbero un loro movember, o forse addirittura due.

Il tumore della mammella è il tumore ginecologico più frequente con un’incidenza di un milione di nuovi casi all’anno su scala mondiale o due nuovi casi all’anno ogni mille donne. Poiché spesso colpisce donne relativamente giovani, questo tumore risulta la più frequente causa di morte delle donne nella fascia di età tra 40 e 50 anni. Il tumore ha vari fattori predisponenti genetici e costituzionali, che possono suggerire la necessità di controlli più frequenti. La diagnosi precoce, mediante autopalpazione e mammografie eseguite ad intervalli di tempo regolari è importantissima perché può consentire una terapia chirurgica non solo risolutiva, ma anche meno estensiva e meglio tollerata. I costi della terapia dipendono dallo stadio che la malattia ha raggiunto al momento della diagnosi, e in uno studio effettuato negli Usa variavano tra 72mila e 183mila dollari per ogni donna colpita.

In pratica l’incidenza del tumore della mammella nella donna è il doppio di quella del tumore della prostata nell’uomo, il costo economico per ciascun paziente è paragonabile e quindi su scala globale ancora doppio, e il costo umano è addirittura superiore perché il tumore della mammella colpisce donne in età mediamente più giovane degli uomini colpiti da tumore della prostata: meriterebbe due movember.

Il tumore dell’utero è circa cento volte meno frequente di quello della mammella, con un’incidenza stimata di circa 26 nuovi casi all’anno ogni centomila donne negli Usa. Purtroppo, essendo un tumore profondo, la diagnosi precoce è più difficile che nel caso del tumore della mammella. Risulta molto importante la ricerca effettuata periodicamente di cellule tumorali nel tampone cervicale (test di Papanicolaou, Pap test). I costi della terapia variano anche in questo caso in relazione allo stadio della malattia al momento della diagnosi.

Il costo complessivo delle terapie antitumorali è ingente: la stima per gli Usa è di circa 150 miliardi di dollari all’anno, ripartiti come dalla figura riportata in questo articolo. Il tumore più “costoso” in assoluto è quello della mammella, seguito da quello del colon-retto e poi da quello della prostata. Anche in Italia i costi sono elevati, e, data la struttura della sanità, quasi interamente a carico dello stato: nel 2009 le terapie antitumorali sono costate al paese lo 0,58% del Pil. Inoltre, questi costi sono costantemente crescenti, sia perché l’incidenza dei tumori aumenta con l’aumento dell’età della popolazione, sia perché i progressi della terapia hanno costi elevati. La sfida della politica è quella di trovare le risorse per sostenere questi costi.

La classe politica attuale si è finora dimostrata tragicamente inadeguata a questa sfida, complice una situazione debitoria ingente: il finanziamento della sanità italiana è diminuito invece di aumentare. Una sola cosa è certa: la “decrescita felice” per le voci di spesa della sanità (e non solo) non può funzionare: comporta una diminuzione dell’aspettativa di vita.

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