Sono arrivati quasi in 50mila dalla Catalogna a Bruxelles per fare sentire il proprio grido di ‘llibertat‘ a un’Ue “che non dà risposte“. Un fiume di bandiere gialle, rosse e blu, di palloncini e sciarpe gialle ha invaso pacificamente le vie della capitale dell’Unione Europea per abbracciare il ‘president‘, il deposto Carles Puigdemont auto-esiliatosi in Belgio dopo la bufera politica seguita al referendume per l’indipendenza. Oltre al leader indipendentista, erano presenti anche i ministri Lluis Puig Gordi, Clara Ponsati, Meritxell Serret e Antoni Comin, con lui in Belgio. La manifestazione ha preso avvio in mattinata dal parco del Cinquantenario, a due passi dai palazzi delle istituzioni europee.

La manifestazione indipendentista è stata convocata dalle associazioni catalane Anc e Omnium Cultural e in prima fila c’erano il numero due di Erc, Marta Rovira, i leader di Anc e Omnium Cultural Marcel Mauri e Agustí Alcoberro, e anche il portavoce di Erc al Congresso dei deputati, Gabriel Rufian. Il corteo si è snodato per quasi quattro ore nelle strade del quartiere europeo, malgrado la pioggia e il freddo. Con una lunga pausa davanti al Palazzo Berlaymont, sede della Commissione Ue: sotto le finestre di Jean-Claude Juncker, i manifestanti hanno cantato a squarciagola l’inno catalano ‘Els segadors’. Ma ad attenderli, in piazza Jean Rey, c’era Carles Puigdemont, che dal palco ha dichiarato: “L’Ue ascolti i cittadini – ha arringato dal palco il leader deposto -. L’Europa non dovrebbe avere paura di difendere i valori democratici fondamentali. La Catalogna vuole rimanere un Paese democratico“. Puigdemont ha rimproverato all’Ue il fatto di avere “dato sostegno” al premier spagnolo Mariano Rajoy e si è appellato direttamente al presidente della Commissione Ue Juncker, affinché “l‘Europa si renda conto che ancora può giocare un ruolo” nella crisi catalana.

La mobilitazione, con l’hashtag #WakeUpEurope (Europa, svegliati) su Twitter ha visto affluire nella capitale belga moltissimi manifestanti, arrivati dalla Catalogna in autobus, in aereo, in treno, in auto, con o senza roulotte, o in camper (moltissimi erano parcheggiati stamani al Parco del Cinquantenario, da dove è partito il corteo), per sostenere Puigdemont in vista delle elezioni che si terranno in Catalogna il prossimo 21 dicembre. Il tam tam iniziato nei giorni scorsi ha dunque funzionato, anche grazie all’organizzazione portata avanti da associazioni come l’Anc, nazionalisti catalani: 250 i pullman noleggiati per portare la gente, cinque i voli charter. “La nostra vocazione è europeista – spiega Joan Grau, un manifestante arrivato da Fonollosa, vicino a Barcellona – ma l’atteggiamento della Commissione europea ci ha deluso. Dopo il referendum ci aspettavamo una risposta che non è arrivata”. Accanto alle bandiere catalane, ovviamente la maggior parte, ha sventolato anche qualche stendardo fiammingo e qualche bandiera corsa.

Articolo Precedente

Gerusalemme. La Cina, in affari con Israele e Ramallah, si gode lo sgretolarsi del soft power Usa in Medio Oriente

next
Articolo Successivo

Germania, Spd apre ai colloqui con Merkel sulla Grosse Koalition. Schulz confermato alla guida del partito

next