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Bankitalia, Renzi: “Salvati i correntisti delle 4 banche”. Ma piccoli depositi sono garantiti. Ed è stato lui a recepire il bail in

Il segretario Pd a 1/2h in più: "Con la regola del bail in un correntista con 30mila euro nel conto di Banca Marche avrebbe perso tutti i suoi risparmi". Falso: la normativa prevede che contribuisca a ripianare le perdite solo chi ha depositi oltre i 100mila euro. L'ex premier poi omette di ricordare che il suo partito ha votato in tutte le sedi a favore delle nuove regole europee e ha scritto i decreti attuativi
Bankitalia, Renzi: “Salvati i correntisti delle 4 banche”. Ma piccoli depositi sono garantiti. Ed è stato lui a recepire il bail in
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“Siamo intervenuti nella vicenda delle cosiddette banchette, nel 2015, perché se non fossimo intervenuti i correntisti non avrebbero riavuto i soldi. Con la regola del bail in se lei avesse messo 30mila euro nel conto corrente di Banca Marche, se noi non avessimo fatto quel decreto legge lì lei correntista di Banca Marche avrebbe perso tutti i suoi risparmi“. Nella frase detta dal segretario del Pd Matteo Renzi a 1/2h in più, il programma di Maria Annunziata, per giustificare il decreto del 22 novembre 2015 su Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti, ci sono una bugia e due pesanti omissioni.

Innanzitutto, la normativa europea sui salvataggi bancari in vigore dal gennaio 2016 prevede che i correntisti contribuiscano a ripianare le perdite dell’istituto in crisi solo se hanno depositi superiori ai 100mila euro: chi ha un conto con 30mila euro, dunque, non rischia nulla. L’ex premier, poi, non dice o (non ricorda) che il Pd ha votato a favore della direttiva europea sul bail in al Parlamento europeo e a favore della legge che lo ha recepito in Italia. Non solo: è stato il suo governo, nel settembre 2015, a varare il decreto legislativo di attuazione della direttiva Ue in base alla quale in caso di dissesto pagano anche azionisti, obbligazionisti subordinati e correntisti con depositi oltre la soglia garantita.

La direttiva Ue su “salvataggio e risoluzione delle banche” (Brrd) ha ricevuto il via libera definitivo dal Parlamento Ue il 15 aprile 2014 con il voto favorevole degli esponenti di tutti i partiti italiani tranne Fratelli d’Italia e una parte della Lega Nord. Stesso copione quando la palla è passata a Roma e il Parlamento ha adottato la normativa, il 2 luglio 2015: la Camera ha approvato la legge di delegazione europea con 270 sì, 113 no e 22 astenuti. Tutti d’accordo esclusi Forza Italia, Fdi, Lega e Movimento 5 Stelle. Arrivano “più tutele per depositi e creditori”, scriveva in una nota il Tesoro guidato da Pier Carlo Padoan, spiegando che “nessun creditore puo’ subire perdite maggiori di quelle che avrebbe sopportato in caso la banca fosse stata sottoposta a liquidazione coatta amministrativa secondo la normativa oggi in vigore”.

Il 10 settembre 2015, poi, il consiglio dei ministri riunito sotto la presidenza di Matteo Renzi ha dato il via libera a due decreti legislativi di attuazione della direttiva Ue. “La finalità”, spiegava il comunicato di Palazzo Chigi, “è quella di evitare liquidazioni disordinate, che amplifichino gli effetti e i costi di eventuali crisi, dotando le autorità di risoluzione di strumenti che consentano un intervento precoce e efficace, riducendo al minimo l’impatto del dissesto sull’economia e sul sistema finanziario. È altresì notevolmente limitata la possibilità di salvataggi pubblici”.

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