Espulsione immediata. È ciò che ha deciso nelle scorse ore l’Accademia degli Oscar, che ha votato l’estromissione dall’organizzazione di Harvey Weinstein, il produttore cinematografico americano accusato da una quindicina di attrici e dipendenti di abusi sessuali reiterati. La decisione era attesa – anche il fratello di Weinstein, Bob, aveva chiesto che Harvey fosse cacciato dall’Accademia, in quanto “malato e depravato” -, ma rimane un provvedimento inedito.
Il consiglio di amministrazione dell’Accademia, composto da 54 membri e di cui fanno parte attori, registi e manager dell’industria cinematografica, tra cui Tom Hanks e Steven Spielberg, si è riunita ieri d’emergenza per decidere come comportarsi nei confronti di Weinstein. Anche il produttore, vincitore di un Oscar per il Miglior film nel 1999 con Shakespeare in Love, fa parte dell’Academy, che ha più di 8mila membri scelti tra i migliori professionisti di ogni ambito del cinema. Una volta che si entra nell’Accademia, su invito della stessa, lo si resta a vita. Serviva una maggioranza di due terzi per far decadere il fondatore della Miramax. In un comunicato l’organizzazione con sede a Beverly Hills ha detto che i voti favorevoli alla sua estromissione sono andati “ben oltre” la soglia necessaria.
“L’Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha votato l’espulsione immediata di Harvey Weinstein – si legge nella nota – Non vogliamo solo separarci da qualcuno che non merita il rispetto dei suoi colleghi, ma anche inviare un messaggio: l’era della deliberata ignoranza e della vergognosa complicità in un comportamento sessuale predatorio e di molestie sul lavoro nella nostra industria è finito“. Nei suoi 90 anni di storia l’Accademia degli Oscar ha espulso solo un altro membro nel 2004, l’attore Carmine Caridi, che aveva violato le regole sulla diffusione delle anteprime dei film. Prima di Weinstein nessun componente era mai stato cacciato per motivi etici o per potenziali condotte criminali. Nemmeno figure controverse come Roman Polanski, Bill Cosby e Mel Gibson, su cui pendono accuse di molestie sessuali.
Nel frattempo non si ferma la cascata di reazioni allo scandalo che ha coinvolto il produttore americano. Come riferisce il Mail Online, Amazon ha annunciato la sospensione di una serie drammatica la cui produzione era affidata alla Weinstein Company, la società fondata dal produttore dopo essere uscito dalla Miramax e da cui è stato licenziato quando sono emerse le accuse di abusi sessuali. La serie, ancora senza titolo, doveva essere interpretata da Robert De Niro e Julienne Moore e diretta da David O. Russel. “Sosteniamo la decisione di Amazon – hanno dichiarato De Niro, Moore e Russel – Alla luce delle recenti notizie e nel rispetto di tutti quelli che sono stati colpiti, abbiamo deciso che è meglio non andare avanti”.
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