Eletto Luigi Di Maio candidato premier e capo politico del Movimento 5 stelle, su Repubblica.it Roberto Saviano ha scritto un commento intitolato “Il tradimento delle origini”, che riprende posizioni già espresse da Curzio Maltese prima che, approdato al parlamento Ue con Tsipras, cambiasse idea sulla democrazia nel Pd. Riassumo alcune tesi di Saviano e replico. Lo scrittore antimafia ha sostenuto che

– “nessuno all’interno del Movimento può prendere decisioni in autonomia”

– “è il primo caso di un’entità politica gestita da associazioni riconducibili a singoli e da srl che pretendono fiducia incondizionata”

– i leader “del Movimento, quelli che hanno consolidato la propria immagine nel corso di questi anni, non sono che figuranti destinati a diventare figurine qualora dovessero accettare il vincolo di mandato”

Tralascio per brevità ogni ragionamento sui 37mila e dispari votanti alle recenti primarie online del Movimento, ritenendo deviante l’argomento sul dato in sé. Le primarie altrui, caratterizzate da una più alta partecipazione, hanno finora seguito logiche, fin troppo note, di puri accordi di potere. L’esempio in casa Pd può essere l’elezione nel 2014 del mio compaesano Gerardo Mario Oliverio quale candidato governatore della Calabria o quella, per le politiche del 2013, dei candidati parlamentari inseriti nel listone sulla base dei consensi riportati. Tra costoro risultò in posizione più che utile Enza Bruno Bossio, moglie di Nicola Adamo, ex consigliere regionale e già vicepresidente della giunta della Calabria.

Nello specifico forma e sostanza distano anni luce, come sa bene l’amico Saviano. La legittimazione formale dei candidati del Pd è spesso pura finzione, la quale nasconde – e male – il controllo del partito da parte di gruppi di potere avvezzi alle trattative interne. Nessuno si offenda, è il solito gioco di una vecchia politica che ripudia strumenti e processi valutativi dell’autonomia e della visione collettiva del singolo candidato.

Chiedo all’amico Saviano se, tolte le suggestioni offerte – nel suo articolo – sull’attuazione della democrazia, in Italia esista sovranità del parlamento e libertà del governo. La mia risposta è negativa, perché le politiche sono condizionate alle “origini” dagli equilibri di finanza pubblica, dall’incostituzionale pareggio di bilancio e dalla riduzione, obbligatoria e progressiva, del rapporto tra debito pubblico e Pil. Il parlamento, in cui 5 stelle è forza di opposizione, è scavalcato ogni volta mediante l’utilizzo illegittimo della decretazione d’urgenza, seguito dal voto di fiducia. In un silenzio diffuso e indicativo, ciò è avvenuto, da ultimo, per il “decreto vaccini”.

All’amico Saviano ricordo che Beppe Grillo si candidò alle primarie del Pd, ma non lo vollero. Aggiungo che il Movimento 5 stelle, proprio in territori di confine come la “mia” Calabria, ha condotto una battaglia di legalità e trasparenza senza eguali, che Gianroberto Casaleggio, Grillo o altri non hanno mai ordinato, scoraggiato, ostacolato oppure bloccato.

L’elezione di Di Maio, finalmente un ragazzo del Sud, a me sembra una speranza, forse l’ultima, visto che sul futuro del nostro Mezzogiorno, storico serbatoio di voti, i partiti continuano con lo sfruttamento del bisogno e con l’imperdonabile retorica di patti e promesse di fiumi di denaro, su cui la criminalità organizzata, che costruisce i politici di riferimento, è sempre pronta a mettere mano.

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