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Pd, Renzi ha un problema in Toscana: i suoi divisi ovunque prima dei congressi. Anche a Pisa dove si voterà nel 2018

Da una parte il segretario regionale (e deputato) Parrini che punta sull'autosufficienza, dall'altra l'ex segretario di Dini che vuole un centrosinistra allargato. In mezzo le elezioni locali del prossimo. Dove - dopo le sconfitte di Livorno, Pistoia e Grosseto - sono in gioco la città della Torre e Siena
Pd, Renzi ha un problema in Toscana: i suoi divisi ovunque prima dei congressi. Anche a Pisa dove si voterà nel 2018
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La sconfitta alle amministrative, l’avanzata del centrodestra, soprattutto le divisioni della sinistra. Matteo Renzi in Toscana ha un problema e il simbolo è Rignano dove alle Comunali di giugno ha vinto Daniele Lorenzini, ex renziano doc entrato in urto con il Pd di Tiziano di cui era medico di famiglia. Ma Rignano è pur sempre Rignano, un paesotto di poco meno di 9mila abitanti. Il problema per il Pd è che ha perso anche tradizionali roccaforti come Pistoia e Carrara, dopo aver perso, da quando Renzi è segretario nazionale del Pd, anche Livorno, Grosseto e Arezzo. Una disfatta politica in una regione rossa per eccellenza. Da qui la decisione dell’ex presidente del Consiglio di riprendersi la sua regione. Che sta visitando città dopo città con il suo libro Avanti. Anche perché all’orizzonte – nel 2018 – oltre alle politiche ci saranno le elezioni comunali a Massa, Siena e Pisa, altre tre città capoluogo.

Così succede che mentre il Pd si prepara ai congressi di circolo, comunali e di federazione, che si terranno dal 12 al 22 ottobre (salvo che a Livorno) i renziani si dividono, soprattutto lungo la costa. Motivo? Personalismi, certo. Ma il discrimine è politico tra chi crede nel partito a vocazione maggioritaria – renziani duri e puri – e chi invece propone di allearsi e unirsi con i sostenitori di Andrea Orlando e alle prossime amministrative di aprirsi all’alleanza con gli ex scissionisti del Mdp-Articolo 1. Capofila dei cosidetti falchi è il segretario regionale e parlamentare Dario Parrini, che ha “licenziato” il leader delle colombe Stefano Bruzzesi, con un passato da segretario di Lamberto Dini, responsabile enti locali del Pd. Delega che Parrini ha avocato a sé mentre il suo vice Antonio Mazzeo controlla l’organizzazione e il grossetano Leonardo Marras il gruppo dei consiglieri regionali. Altro pezzo da novanta dei renziani doc è l’ex sindaco di Piombino Gianni Anselmi, in passato convinto dalemiano.

Fautori dell’accordo stretto con Orlando e dell’alleanza con la sinistra alle elezioni, oltre a Bruzzesi, che da commissario di Lucca può vantare di aver vinto le elezioni comunali, la consigliera regionale Monia Monni, il cui nome è girato come possibile candidata alla sostituzione di Parrini alla guida del Pd toscano, e il livornese Francesco Gazzetti, un giornalista tv che a Livorno si contrappone sulla data del congresso al segretario provinciale Lorenzo Bacci, sindaco del Comune di Collesalvetti (il primo lo vorrebbe anticipato a ottobre, il secondo nel 2018). A Piombino gran duello congressuale tra Anselmi e Carla Maestrini, renziana della prima ora. Anselmi su facebook ha attaccato la parlamentare Silvia Velo – orlandiana anche se sempre leale con Renzi – e il segretario Valerio Fabiani perché avrebbero imposto la Maestrini. A sua insaputa: “Abbiamo improvvisamente letto di un’autocandidatura…”, si è lamentato.

A Pisa gran duello tra Mazzeo e il parlamentare Federico Gelli, anche lui renziano, che piace agli ex scissionisti: non è un mistero che il dalemiano Paolo Fontanelli – deputato e questore della Camera – tenga con lui buoni rapporti in vista di una possibile alleanza alle elezioni comunali del 2018. Altro Comune dove si voterà, Massa, dove i renziani sono divisi sulla riconferma dell’attuale sindaco Alessandro Volpi.

Sullo sfondo di questi scontri comunali, si staglia, per ora in maniera appena accennata, lo scontro tra due renziani doc, l’assessore alla sanità Stefania Saccardi e il presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, per la guida della Regione al posto di Enrico Rossi. Forse a scadenza naturale, nel 2020. O anche prima, se il fragile equilibro tra Rossi e i renziani dovesse rompersi.

Ultimo scontro in casa Pd riguarda il futuro della Piana di Firenze, che si distende tra il capoluogo e Prato. Qui è prevista la costruzione di un inceneritore molto osteggiato dai comitati della Piana e ora anche il sindaco di Campi Bisenzio Emiliano Fossi, già renziano passato ora nelle file di Orlando ha preso posizione contro. Pd contro Pd su opere importanti per la Piana come l’inceneritore, il nuovo stadio e il potenziamento dell’aeroporto.

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