Proposte editoriali o manoscritti nel cassetto, si (ri)comincia. Qui le istruzioni per chi abbia perso la prima puntata.
Buona lettura e buone cose.

Il tramonto dell’ombra di Dio
di Paolo Masucci *

Tutto iniziò con il grande buio.
Poi venne l’anarchia.

Il grande buio

Sull’acqua lucida
Il sole riflette in linee sottili
Storie in frammenti, mormorii di tempo.
Scivolano le onde fragili, si rompono, si perdono.
Accenti affilati che mentono senza tradire.
Versi conosciuti che non si possono decifrare.
Il mare grasso oscuro del porto, la sua placida voce.
Coro greco di mille frantumi che scompaiono all’apparire.

Dita scure ruvide gonfie
S’intrecciano con le maglie delle reti
In rapida successione.
I nodi di nylon colorati scorrono di salsedine
Nei solchi sicuri della carne.

Jaume e Ahmed non si guardano mentre vicini accovacciati rammendano le reti.
Il volto di Ahmed è come il palmo della sua mano, immobile e gonfio, scuro e ruvido, gli occhi stretti tra gli zigomi grossi e le palpebre turgide, palpebre chiuse che in un sussurro seguono distratte il succedersi meccanico e preciso delle dita tra le maglie.

I riflessi degli alberi alti delle barche a vela attraccate tagliano l’acqua in verticale e si perdono in profondità dove le nuvole si confondono con la superficie verde e ondulata dell’acqua.

Righe scelte

Striature pensai, striature nell’oblio. La chiamano Palma calma, un posto dove la gente è molto tranquilla, dove ci si lascia andare alle monotone maree della coscienza. Più in basso, nel subconscio, i rami si riformulano e a volte dissolvono nel vuoto. Non è questo ciò che si chiama oblio? Foreste di mangrovie in una calma laguna equatoriale. A volte poi il piatto deserto liquido si stria d’un graffio veloce, d’un’increspatura, che certo subito poi si disperde in brevi onde, il volo d’una rondine che taglia in una frazione di secondo il cielo azzurro, per essere poi ringhiottito nel mare piatto caldo e oleoso dello svanire.

Il tempo è un universo liquido e scivoloso che sembra fermarsi quando usciamo dalla macchina della laboriosità e che diventa superficie, perde la sua capacità d’essere linea, d’avere una direzione, una superficie che s’esplora in tutte le sue derive, in cui ci si può immergere, in cui si può affogare. Una volta immersi nel tempo vi si può nuotare dentro, guardare da sotto, vedere le sue increspature in negativo, guardare il di fuori attraverso la lente del di dentro. Quella superficie è la nostra percezione, la realtà in cui viviamo. Guardarla da sotto, nuotarvi, essere liquidi come il tempo stesso, apprendere a respirare sottacqua.

Ipotetica quarta di copertina

Le storie di Pau e di Teresa si intrecciano in una danza letteraria nell’isola di Maiorca. Pau alla ricerca del suo passato e del dolore che porta dentro finirà con l’affacciarsi a Cap Blanc, la rupe dei suicidi. Teresa, ragazza gitana, psicotica o vedente, ci parla di un futuro imminente in cui il silicio scomparirà dalla faccia della terra facendo svanire il capitalismo e il mondo come lo conosciamo. Il tramonto dell’ombra di Dio è un romanzo forte perché mutuato da tutta una tradizione letteraria, sociologica e filosofica che spazia dal romanzo antico alla distopia. Il titolo deriva dalla narrazione nietzschiana che ci dice che dopo la morte di Dio l’uomo vivrà comunque per un tempo indeterminato sotto la sua ombra invadente, in quell’epoca che noi chiamiamo modernità. Ed è proprio la modernità il tema di fondo di tutto lo scritto, in special modo nella riproposizione di alcune argomentazioni, come una certa ideologia, che pure resta intuibile, tenuta separata dal fare letteratura.

* Paolo Masucci. Sono nato a Roma nel 1976 e dopo una laurea in fisica teorica sono emigrato in Gran Bretagna dove ho conseguito un dottorato in matematica con una tesi sull’analisi strutturale di Moby Dick. In dieci anni di carriera accademica ho vissuto soprattutto a Londra e a Palma di Maiorca, ma anche per brevi periodi in Portogallo, in Grecia e in Francia e ho viaggiato in molti paesi del mondo. A Londra ho avuto la possibilità di frequentare l’ambiente artistico underground di Hackney Wick dove mi sono accompagnato per alcuni anni con la preziosa amicizia del riconosciuto poeta Sid Bose. Nel 2015 ho lasciato l’accademia, di cui sono tuttora membro onorario, per occuparmi di letteratura, di filosofia e della mia famiglia. Ho scritto racconti, soprattutto fantastici, e il mio primo romanzo, inedito, ha ricevuto una menzione di merito al premio letterario nazionale Zeno 2015. Il tramonto dell’ombra di Dio è il mio secondo romanzo, tuttora inedito.

auramazda2@yahoo.it

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