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Roma, le ‘magliette gialle’ del Pd dimostrano che l’emergenza rifiuti dipende dai cittadini

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Incontrando i volontari mobilitati dal Pd per “pulire Roma”, Matteo Renzi ha dichiarato che non si trattava di una iniziativa di protesta ma di impegno civico e che del resto una cosa analoga l’aveva promossa a Firenze quando era sindaco. Si riferisce agli “Angeli del Bello”, una sigla e un progetto che si attivano dal 2010 a Firenze per cura del verde, rimozione delle scritte e iniziative analoghe. Più che una precisazione sembra una correzione di rotta, almeno rispetto a quanto percepito dai media e dall’opinione pubblica. Avevamo capito che “arriviamo noi perché la Raggi ha fallito e Roma è sporca”, o no?

 

L’iniziativa “magliette gialle” a Roma ha, tra l’altro, coinciso – credo casualmente – con le date indicate per il Clean Up Day, giornata europea sponsorizzata anche dal Ministero dell’Ambiente: un’iniziativa semisconosciuta che in Italia non ha mai pareggiato l’intensità e l’estensione di Puliamo il Mondo, che si svolge a fine settembre.

La grande pulizia volontaria organizzata dal Pd nazionale e locale era stata presentata inizialmente come una risposta alla situazione definita di emergenza, la cui responsabilità è ovviamente da attribuirsi all’Ama e all’amministrazione comunale se è vero che i rallentamenti nello svuotamento dei cassonetti sono dovuti non a negligenza degli addetti ma alla mancanza di sbocchi impiantistici.

L’interrogativo che ci siamo posti alla vigilia dell’iniziativa era: ma, se c’è emergenza, i rifiuti raccolti dove si portano? In impianti lontani? Li daranno alla stessa Ama che non riesce a raccoglierli e non sa dove metterli? Evidentemente le cose non stavano così, e forse è anche vero che l’annuncio stesso dell’iniziativa di protesta ha stimolato il Comune e l’Ama a fare ulteriori straordinari. I gruppi di volontari, per quel che abbiamo visto e capito, hanno raccolto i materiali di piccole discariche abusive o hanno fatto quelle pulizie difficili da fare nel quotidiano, come raccogliere cartacce, bottiglie, lattine disperse nell’erba. In ogni caso, come in Puliamo il Mondo, i rifiuti sono stati ritirati poi da Ama. E come quasi sempre accade non sono stati differenziati, purtroppo.

Come per Puliamo il Mondo, questa azione di impegno volontario risolve situazioni create più dall’inciviltà di una parte dei cittadini che dall’inefficienza dell’azienda. A meno che non si pensi che i rifiuti si possono buttare dappertutto e che l’azienda efficiente deve raccogliere qualsiasi cosa in qualsiasi momento ovunque. Qui veniamo al punto critico che dovrebbe essere al centro dell’attenzione: l’impegno ordinario e straordinario dei cittadini, dei residenti come dei commercianti e persino come turisti. Se c’è emergenza, o semi-emergenza, per intoppi negli sbocchi impiantistici bisognerebbe chiedere ai cittadini di graduare il conferimento dei rifiuti nei cassonetti (ci sono città dove vigono limiti d’orario nella possibilità di gettare i rifiuti).

Mesi fa mi ero permesso in questo blog di suggerire alla sindaca Virginia Raggi di promuovere l’impegno dei cittadini nella raccolta differenziata, il che ridurrebbe notevolmente la quantità di indifferenziato che non si sa bene come smaltire. Il Pd ha ridefinito come impegno civico una iniziativa non facilmente ripetibile nata come protesta. Ma i meccanismi dello scontro politico mediatico e recriminatorio in atto sui rifiuti di Roma impediscono di mettere in luce, discutere e modificare i comportamenti quotidiani di milioni di persone, cioè il fattore principale del successo o dell’insuccesso.

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