Ci eravamo lasciati, qualche tempo fa, con l’affresco delle automobili volanti come scenario tra i più futuribili – tuttavia concreti – del trasporto individuale prossimo venturo; più nello specifico, con gli aero-taxi sviluppati da Uber. Appena lo scorso mese, al Salone di Ginevra, Airbus intanto svelava uno scenario ancora più polivalente attraverso la cellula automatizzata di trasporto su ruota e in aria Pop.Up. La novità è che l’epopea del volo… personale potrebbe cominciare addirittura prima di quella dell’automobile a guida autonoma.

Spicca la data annunciata questa settimana da Uber, nell’ambito della conferenza Elevate Summit che si tiene a Dallas: taxi volanti operativi entro il 2020, inizialmente proprio nelle città-pilota di Dallas e Dubai. Lo scenario, dunque, apre le porte del domani allo sviluppo verticale dell’aviazione urbana, quasi per nulla diffusa in Europa anche per le normative più stringenti del volo su centri abitati, ma già parecchio utilizzata in Usa attraverso i servizi via elicottero. Al punto che proprio in questi giorni, Delta Airlines – ne dà notizia The Verge – ha stretto un accordo con la Blade (sorta di Uber nel campo degli elicotteri) per offrire alla sua clientela vip un trasporto personalizzato e ultrarapido verso l’aeroporto internazionale J. F. Kennedy di New York.

Ma torniamo a Uber. Se lo scorso dicembre i propositi del servizio volante apparivano un po’ sfumati, ora le cose assumono più consistenza. Anche perché nel frattempo la compagnia ha assunto in qualità di guida tecnica per lo sviluppo di questa branca un certo Mark Moore, in precedenza responsabile tecnologico della mobilità on-demand presso il centro di ricerca NASA di Langley. È uno dei “guru” dello sviluppo dei velivoli di tipo VTOL, che saranno usati per il servizio di Uber: mezzi dotati di ali fisse ma con rotori mobili, che permettono di decollare verticalmente come elicotteri ed in seguito di accelerare orizzontalmente volando come aeroplani normali.

Questo genere di mezzo è già impiegato, ad esempio, dall’esercito USA. La vera novità di Uber tecnicamente include l’innovativa propulsione elettrica, ma soprattutto è rappresentata dalla sua funzione di catalizzatore ed acceleratore dei processi tecnologici e normativi in chiave di spostamento urbano. Mettendo in moto un volano che da un lato porterebbe allo sviluppo in tempi brevi dei veicoli adeguati, dall’altro all’ottenimento delle necessarie licenze e regolamentazioni con la spinta delle città interessate.

Non si muovono solo Uber e gli Stati Uniti, su questo specifico settore. Sempre in questi giorni, a Monaco di Baviera (Germania), ha effettuato il suo primo volo di prova il prototipo Lilium dell’omonima azienda-startup, anch’esso un velivolo VTOL dotato di 36 motori elettrici miniaturizzati e ruotanti; il mezzo (in realtà assai lontano dal concetto di automobile) ha un’apertura alare di 10 metri e permette un’autonomia di 300 km, una velocità massima di 300 km orari e può trasportare cinque passeggeri. Con batterie del tutto similari, spiega l’azienda, a quelle impiegate sulle Tesla. Lo sviluppo iniziale prevede l’impiego del pilota, ma l’obiettivo a breve – come per Uber – è quello della conduzione autonoma. Diversi progetti e finanziamenti cospicui stanno dunque convergendo sul più antico ed affasciante sogno dell’uomo: volare. In questo caso, semplicemente salendo sul tetto di casa per affidarsi al proprio drone personale o ad un servizio pubblico.

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