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Social network e anonimato: libertà o irresponsabilità?

Social network e anonimato: libertà o irresponsabilità?
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Caro signor X vada cortesemente affa… come diceva Grillo. Leggo i commenti al mio ultimo post sui bambini africani e trovo un commento razzista a nome di questo signor X: “Venti milioni di africani muoiono di fame? Dovrebbero smetterla di riprodursi come conigli”.

La prima reazione che mi viene spontanea è mandarlo a quel paese. Lui e altri bontemponi che si firmano “millesumille” o roba del genere. Facile fare il duro quando ti nascondi dietro l’anonimato. Ma un anonimo non si merita nemmeno un insulto.

La questione, però, è più profonda. I social, si dice, sono una palestra di libertà di espressione. E’ vero, forse, in parte. Ma se chi scrive si nasconde dietro l’anonimato a me sembra che i social siano soprattutto una scuola di irresponsabilità.

Mi ha colpito quello che ha detto recentemente Marco Piagentini, sopravvissuto alla strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009: noi, familiari di persone morte nell’incidente, non vogliamo odio e vendetta. Chiediamo soltanto che ci sia giustizia e siano individuati i responsabili.

Già, la RESPONSABILITÀ. Sarebbe una rivoluzione in Italia, dove i corrotti non pagano, i manager delle banche svuotano le casse e se ne vanno con liquidazioni milionarie, i politici restano in sella dopo gli errori, gli evasori si beccano i condoni e perfino gli agenti violenti spesso la fanno franca.

C’è un filo conduttore tra l’impunità che vediamo nella vita pubblica e quella che ritroviamo sui social, dove pure tanti si atteggiano a censori. E il filo conduttore è la mancanza di responsabilità per le proprie azioni e le proprie affermazioni. In Italia nessuno ci mette la faccia.

Fare i giustizieri con il viso coperto e la patata in bocca per camuffare la voce ricorda Fantozzi più che Robin Hood. Ma soprattutto: senza responsabilità, la libertà non è nulla.

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