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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 13:35 del 21 Marzo 2017

Giornalisti sequestrati in Congo, ecco come è andata. Luca Chianca (Report): “Lì per tangenti Eni”

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Una storia fortunatamente a lieto fine quella dei due giornalisti di Report, arrivati in Congo lunedì scorso per approfondire un’inchiesta sulla presunta maxi tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari, pagata da Eni e Shell per lo sfruttamento del giacimento “Opl 245” in Nigeria, vicenda su cui sta lavorando la Procura di Milano che vede indagati l’ex ad Eni Paolo Scaroni e l’attuale Claudio Descalzi.

Luca Chianca e Paolo Palermo erano giunti in Congo per intervistare Fabio Ottonello, imprenditore italiano di cui ha parlato a verbale uno degli indagati dell’inchiesta milanese l’ex manager Eni Vincenzo Armanna. Quest’ultimo ha sostenuto che con un aereo privato di Ottonello potrebbero essere usciti dalla Nigeria 50 milioni di dollari in contanti che dovevano andare, almeno in parte e stando sempre alla versione di Armanna, all’allora ad Eni Paolo Scaroni. Un incontro che si sarebbe potuta fare anche in un paese più sicuro ma “ahimè facciamo televisione – spiega Luca Chianca – e anche le immagini, il contesto, è importante”

“Dopo l’intervista effettuata mercoledì mattina – prosegue Chianca – siamo andati in albergo per trasferire subito alcune parti dell’intervista in Italia. Non ci siamo riusciti, la connessione era praticamente inesistente e dopo pochi minuti alcuni uomini dei servizi segreti congolesi ci hanno portato via sequestrandoci le attrezzature e il girato dell’intervista. Ci hanno poi trasferito in una struttura fatiscente – sottolinea il collega – un corridoio stretto e un bagno in condizioni igieniche pietose. E’ stato il momento più brutto, non avevamo possibilità di comunicare con l’Italia e con il nostro ambasciatore di stanza in Congo. Poi finalmente, dopo due giorni abbiamo parlato con l’ambasciatore ed è cambiato tutto. Abbiamo capito che l’Italia sapeva cosa ci era successo e dove stavamo, è stato il momento più bello di questa triste vicenda”

Nonostante il sequestro l’inchiesta fortunatamente non è compromessa: “La puntata – conclude il giornalista di Report – andrà in onda, dobbiamo solo capire come raccontare la parte congolese che comunque è solo un aspetto di una vicenda molto più complessa”.

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