A gennaio in Italia si sono spesi 4,091 miliardi per acquistare benzina e gasolio, secondo i dati diffusi dal Ministero per lo Sviluppo Economico. In pratica 462 milioni in più rispetto al gennaio 2015, quando la spesa totale era stata di 3.629 miliardi.
A cosa è dovuta una forbice così ampia? Innanzitutto ad una crescita dei consumi di carburanti nell’ordine dello 0,4%, che tuttavia da sola non giustificherebbe una tale differenza. Ad aumentare, nondimeno, sono stati anche i prezzi medi ponderati di benzina e gasolio, rispettivamente del 9,19% e del 13,66%. Questi incrementi si inquadrano nella più ampia dinamica complessiva dei prezzi al consumo, che a gennaio hanno fatto registrare un +1%.
Chi trae vantaggio da una situazione del genere? Non certo gli automobilisti, e più in generale gli utenti dei trasporti su gomma, che continuano a pagare. Secondo i calcoli del Centro Studi Promotor, è l’Erario a sorridere: sempre nel mese di gennaio, il gettito complessivo dell’iva e delle accise sugli acquisti di carburanti è cresciuto del 3,6% passando da 2.489 a 2.578 miliardi di euro.
Com’è logico attendersi, tuttavia, è il comparto industriale quello a guadagnarci di più. Cioè le aziende che producono e distribuiscono benzina e gasolio: nel confronto gennaio 2015 su gennaio 2016 hanno aumentato la quota di spesa a loro destinata del 32,8%, passando da 1.140 a 1.513 miliardi di euro.
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