Michelle Williams è solitamente un’interprete vibrante ed apprezzabile. Ragazzona robusta e fascinosa del Montana, ex di Heath Ledger fino ad un anno prima che l’attore morì, ha esordito in tv a 13 anni nel 1993 in un episodio di Baywatch, poi un anno dopo al cinema in una delle tante fotocopie di Lassie, per poi affermarsi nella serie tv Dawson Creek tra il ’98 e il 2003. Al cinema ringrazia Ang Lee per la piccola ma intensa parte in Brokeback Mountain (prima nomination all’Oscar come non protagonista), poi azzecca parecchi copioni di una certa qualità fino al bellissimo Blue Valentine (2010) di Derek Cianfrance che le offre una nomination all’Oscar stavolta come attrice protagonista, doppiato poi nel 2011 con My week with Marylin. Noi la ricordiamo stupenda innamorata dal nazista sbagliato in Suite Francese (2015), mentre qui in Manchester by the sea è la moglie del protagonista che riemerge da un frammentario e reiterato flashback: a letto con l’influenza o su una lettiga dopo l’incendio di casa. Come possano i giurati dell’Academy avere materiale sufficiente per candidarla ad un Oscar come Attrice non Protagonista è un insondabile mistero. Quotazioni altrettanto misteriosamente in rialzo per la sua vittoria nelle ultime ore.