Iniziamo proprio da Nicole Kidman. Tutta imparruccata con un cespuglione rosso in testa per le sue quattro-cinque pose, tipo comparsa, in Lion. Film peraltro pregevole che ha una sua roboante forza drammaturgica e perfino avventurosa nei primi 45-50 minuti di film girato in India (e qui la Kidman non c’è), per poi afflosciarsi un pochino nella parte australiana (dove la Kidman fa le fatidiche quattro pose). Pianti, occhioni lucidi, faccia corrucciata, la Kidman regala una delle interpretazioni più risapute da filodrammatica in un film dove Dev Patel e compagnia recitante si impegnano e non poco. 49 anni, quattro nomination all’Oscar, di cui tre come miglior attrice – Moulin Rouge e Rabbit Hole – e in mezzo la vittoria per The Hours nel 2003, la Kidman sembra già in quel tranquillo e poco sussultorio viale del tramonto hollywoodiano alla ricerca di un ruolo sopra le righe per ridestare attenzione e luci verso di sé dopo un’onoratissima e densa carriera. E non è il caso di Lion, appunto. Rimane il fatto che questa nomination proprio un senso non ce l’ha.