Quei due proiettili nascosti tra i vestiti, nel trolley con cui stava cercando di varcare il controllo di sicurezza, non sono passati inosservati al metal detector dell’aeroporto Marco Polo di Venezia. Una donna saudita di circa trent’anni non ha battuto ciglio quando gli agenti della polizia di frontiera di Tessera le hanno ordinato di aprire la valigia. Anzi, è sembrata stupita quando la veloce perquisizione ha consentito di scoprire due proiettili calibro 7.62, che possono essere sparati da fucili kalashnikov o da armi pesanti. È stata fermata per detenzione di armi da guerra e dopo è stata portata nel carcere femminile della Giudecca. Il giudice per l’udienza preliminare Alberto Scaramuzza ha convalidato il fermo.
Alla domanda degli uomini in divisa su chi avesse preparato la valigia, ha risposto: “Sono stata io”. Ma non ha saputo dare una spiegazione sulla presenza delle munizioni. E’ così scattato il fermo della cittadina mediorientale che era arrivata al “Marco Polo” proveniente dalla provincia di Treviso. Lì abita e lavora, infatti, un fratello, titolare di una attività imprenditoriale. Ma l’uomo, secondo quanto avrebbero accertato gli agenti della Digos di Venezia, sarebbe estraneo alla scoperta.
Ma c’è dell’altro. Nel telefonino c’era la fotografia di una donna velata che imbracciava un fucile mitragliatore e la scritta in lingua “Allah Akbar”, l’invocazione che significa “Dio è grande”. La donna era intenzionata a tornare in Arabia Saudita, con un volo che avrebbe fatto scalo a Istanbul, in Turchia. Il fermo risale a domenica sera. In questi tre giorni la Digos si è messa al lavoro per ricostruire i movimenti della cittadina saudita che era arrivata in Italia una decina di giorni fa. Ma non è rimasta solamente nel Trevigiano, a casa del fratello. Ha compiuto anche un giro per l’Europa, fermandosi in Francia. Adesso si cerca di capire quali sono le vere finalità del viaggio, chi ha incontrato e se, oltre alla detenzione delle munizioni, vi siano elementi per ipotizzare qualche attività legata al terrorismo.
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