Quante volte avete sentito dire che le Istituzioni hanno un passo lento rispetto alla velocità dei mercati e della finanza? Che scemenza colossale! Le istituzioni non devono essere né lente né veloci: devono essere efficaci nel dare le risposte ai temi che si pongono. Invece abbiamo inseguito il feticcio della velocità e i problemi si sono ingigantiti, dal lavoro alla ripresa che non c’è, dall’immigrazione (tema non privo di legami con la questione dei lavoratori schiavizzati) all’evasione fiscale delle multinazionali.
Abbiamo assistito passivamente alle bugiarde strategie globali del debito, impiantandole nei nostri sistemi sociali ed economici. Scrive bene il compianto e prezioso Luciano Gallino in Il denaro, il debito e la doppia crisi che “ottenere con metodi appropriati che il maggior numero di soggetti economici, pubblici e privati, sia indebitato al limite delle sue possibilità fa parte della strategia globale del sistema finanziario: una strategia volta a estrarre dai singoli soggetti un flusso continuativo di denaro generato da altro denaro, in gran parte fittizio perché creato dal nulla. Il tutto, si noti, senza produrre nulla di utile per l’economia reale o la società in generale. Appare innegabile che ci troviamo di fronte a un progetto politico: ottenere che il maggior numero possibile di persone ed enti privati e pubblici sia fortemente indebitato è il miglior modo per far sì che essi obbediscano alla cosiddetta disciplina dei mercati, strumento principe dell’oligarchia finanziaria al potere, nel nostro paese come in tutta la Unione europea”.
Parole che pesano come macigni sulle democrazie, sulle Costituzioni. Così continua il professore torinese: “Per ottenere i suddetti scopi è necessario per il creditore che i debiti aperti nei suoi confronti non vengano mai saldati. Questa situazione si verifica precipuamente quando il debitore, che può essere tanto un privato quanto uno Stato, deve pagare il debito preesistente degli interessi così elevati da essere costretto a fare altri debiti per pagare gli interessi sugli interessi, senza mai riuscire a restituire quote rilevanti di capitale”.
La tesi di Gallino non ha bisogno di test in laboratorio per trovare la conferma: sono i risultati, i dati, i numeri delle ricette neoliberiste a provarlo. Altro che post verità e scemenze varie, buone per proseguire sulla strada delle stregonerie lessicali. A tal proposito vi rimando a un altro recente libro: Scommettere sulle parole. Il cedimento del linguaggio nell’epoca della finanza derivata, del quale vi scriverò nel prossimo post.
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