“Quando vieti qualcosa la rendi più desiderabile”. Se lo dice Keith Richards c’è da fidarsi. Il 25 marzo 2016 era Venerdì Santo e il Vaticano cercò d’impedire ai Rolling Stones di fare il loro primo concerto all’Avana. Ma della polemica religiosa o meno non c’interessa perché quel concerto c’è stato in quel giorno e se si fosse tenuto quello prima o dopo una settimana sarebbe passato alla storia comunque.

Infatti Keith nell’intro di Havana Moon si riferisce al fatto che a Cuba sono vietati molti concerti e per un Paese sotto dittatura un live gratuito di una band come gli Stones rappresenta molto di più di un grande spettacolo in musica. Si trattava di assaggiare la libertà del rock, di quel rock, per chi non l’aveva mai provata. Magari canzoni poco conosciute per gli abitanti dell’Avana ma veri e propri pezzi si storia della musica per il resto del mondo.

Tra colori vivaci di frutti e bandiere, scritte di rivoluzione sui muri, le strade stropicciate e le facce sorridenti dei cubani alla finestra la voce di Mick Jagger ci ricorda che qualche giorno prima del loro arrivo sull’isola lo show era stato aperto, anzi lanciato da una spalla d’eccezione, Barack Obama, in visita anche lui sull’isola. La prima di un presidente americano da più di 80 anni. Altra pagina di storia.

Il concerto è diventato un film evento in Italia targato Nexo Digital. Nel one-day del 23 settembre ha totalizzando 97.049 euro d’incasso nelle 189 sale impegnate con una media sala di 513. Approfittando del recente lancio del nuovo album Blue & Lonesome uscito a inizio dicembre, la Universal Music ha rilasciato in homevideo il concerto dell’anno, in vari cofanetti che combinano 2 CD con i 18 brani suonati, gli LP, il DVD o il Blu-Ray. Accompagnati da un booklet firmato anche da Jonathan Watts del Guardian.

L’apertura ha le note di Jumpin’ Jack Flash ma non mancano altri grandi classici come Angie, Satisfation, Miss You o It’s Only Rock’n’Roll, e tra un pezzo e l’altro Jagger racconta al pubblico nel suo spagnolo della fuga da whisky e fish and chips offerti dall’ambasciata per le rumbe cubane, riso e fagioli giù in città.

I quattro vecchi rocker più giovani al mondo hanno ancora molto da dire e da dare. Mick corre e canta alla grande, alla faccia del tempo e dei malevoli. Ancheggia e si dona totalmente alla folla di cubani punteggiata di turisti occidentali accorsi furbamente per l’occasione ghiotta. Durante Sympathy For The Devil i maxischermi proiettano grafiche da Santeria e riti Voodoo. L’atmosfera è carica di magia. La magia della grande musica.

Richards suona col sorriso di un bambino che ha trovato una miriade di regali sotto l’albero di Natale. Mentre gli si avvicina Ronnie Wood per una battuta veloce Charlie “Che” Watts (così lo presenta Mick) pizzica la batteria con la sua eleganza e il frontman si fa pizzicare il di dietro dalla corista Sasha Allen dopo un duetto danzante. Come si fa a non amare questi quattro meravigliosi settantenni? E chissà se il concerto lo vide anche Fidel Castro.

Con il live il regista Paul Dugdale si sente a casa. Tra i suoi film il documentario sull’ultimo tour sudamericano degli Stones e un altro sui Prodigy. Poi una sfilza di concerti immortalati per Adele, Coldplay, Lenny Kravitz, Ed Sheeran, One Dimension, Emeli Sandé, Faithless.

La sue macchine da presa abbracciano gli Stones sul palco quanto il loro pubblico nel parterre. L’immersione dello spettatore nei suoi video è totale, senza effetti né fronzoli. Se non quelli che passano sui maxischermi. Il risalto va nella direzione degli artisti: i passi e la bocca di Mick, le spalle composte di Charlie a domare la batteria, i sorrisi e le camminate di soddisfazione di Ronnie. Alle volte l’ironia del montaggio fa seguire ai primi piani di bellezze locali in bikini le faccette imperdibili di Keith. La definizione HD fa il resto offrendo una testimonianza iperdefinita per uno spettacolo che vi tirerà per la collottola a saltare giù dal divano per dimenarvi insieme a questa festa rock. Anzi, Natale rock.

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