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‘Santa Claus is coming to town’ versione jazz, se il disco di Natale è un piccolo capolavoro

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cover_jbodilsen_santa_lowÈ un classico, l’hanno fatto o lo faranno proprio tutti, e quasi sempre è un bidone. Ma poi c’è l’eccezione che conferma la regola, e allora ben venga il “disco di Natale” se a proporlo è un musicista di livello accompagnato da voci e strumenti di pari qualità. È quello che accade con Santa Claus is coming to town (Up art records), piccolo grande album del contrabbassista danese Jesper Bodilsen: undici tracce di brani che più classici non si può, ma arrangiati (dallo stesso Bodilsen) in chiave jazz.

Compositore, arrangiatore e didatta, Bodilsen ha lavorato fra gli altri con Ed Thigpen, leggendario batterista di Oscar Peterson, incidendo vari album. E in Italia è ben conosciuto dagli amanti del jazz per le collaborazioni con Enrico Rava e Stefano Bollani, insieme al quale dal 2003 forma il Danish Trio (il terzo è il batterista Morten Lund) che si esibisce con successo in tutto il mondo.

La classe non è acqua, e Bodilsen ne ha da vendere. L’aveva già dimostrato nel precedente album, Scenografie, lo conferma ora con questa raffinata rivisitazione di standard natalizi americani (Let it snow, Have yourself a little merry Christmas), brani della tradizione scandinava dai titoli per noi impronunciabili (ma På loftet sidder nissem merita la segnalazione in quanto cantato e deliziosamente swingato da Marie Bodilsen, nove anni, figlia di Jesper) e capisaldi partenopei come Mo’ vene Natale (di Renato Carosone) e Quanno nascette Ninno, versione originale di Tu scendi dalle stelle.

Un mix ardito non solo nella scelta dei brani ma anche nella loro lettura: basta ascoltare la versione super groovy del pezzo che dà il titolo all’album, Santa Claus is coming to town, cantato da Mads Mathias, artista di punta della scena danese, che interpreta altri tre brani. Mentre a Joe Barbieri, autore e cantautore napoletano che spazia dal pop al jazz (ha scritto per Giorgia e ha pubblicato un album tributo a Chet Baker) sono ovviamente riservati i classici partenopei, con un’interpretazione da brivido di Quanno nascette Ninno.

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