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Corsi di giornalismo del Fatto, vi spiego come sono nate le mie inchieste

Corsi di giornalismo del Fatto, vi spiego come sono nate le mie inchieste
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Come nasce un’inchiesta giornalistica? Qual è il metodo migliore per svilupparla? Qual è il modo migliore di scriverla? Sono domande che mi sono posto molte volte in questi anni. Sono giunto alla conclusione che non esiste un’unica risposta. Anzi. Il metodo migliore è quello di eliminare ogni pregiudizio e convincersi che esiste una risposta diversa per ogni singola inchiesta.
È il bello del giornalismo: ogni storia è unica e nella sua unicità deve essere considerata, analizzata, sviluppata.

Sabato 22 ottobre, nel corso della scuola di formazione Emiliano Liuzzi, a Roma, spiegherò qual è il mio modo di lavorare a un’inchiesta, durante il corso “Fonti incrociate, documenti e cronaca giudiziaria. I tipi di inchiesta e gli strumenti del giornalista investigativo”. Ho suddiviso il programma in tre punti. L’inchiesta giornalistica, l’inchiesta giudiziaria, l’inchiesta da infiltrato. E per ogni punto spiegherò passo dopo passo come ho costruito tre inchieste che il Fatto Quotidiano ha pubblicato in questi anni.

1. Un’inchiesta giornalistica: Posteleaks – la rete di spionaggio interna a Poste Italiane che consentiva all’azienda di truccare i dati sulla tempistica delle consegne. Racconterò come è nata l’inchiesta, come s’è costruito e sviluppato il rapporto con le prime fonti – che resteranno ovviamente coperte dall’anonimato – e come il Fatto è entrato in possesso dei primi documenti. L’inchiesta è durata più di un anno: dopo le rivelazioni del Fatto e una denuncia in procura, su questa vicenda è stato aperto un fascicolo e l’indagine è ancora in corso. È intervenuto il Garante per la privacy. Poste Italiane ha dovuto ammettere le proprie responsabilità e ha avviato centinaia di procedure disciplinari.

2. Un’inchiesta giudiziaria: il caso Eni a Potenza e lo scandalo che ha portato alle dimissioni del ministro Guidi. Anche quando da cronisti seguiamo un’inchiesta giudiziaria siamo nelle condizioni di diventare soggetti attivi nella ricerca delle notizie. L’idea che i cronisti di giudiziaria si dedichino soltanto a pubblicare verbali di interrogatorio o intercettazioni non è corretta. Non lo è per tutti, almeno. Il lato più divertente di un’inchiesta giudiziaria sta nel fatto che, questa volta, si parte da un patrimonio investigativo già acquisito. Va compreso, analizzato e sviluppato. In questo secondo punto, quindi, ci occuperemo dell’analisi e dell’utilizzo degli atti giudiziari; dei rapporti con le fonti istituzionali e con quelle esterne all’indagine. L’inchiesta nell’inchiesta: ricerca e verifica di notizie che non sono presenti negli atti giudiziari. Tra gli obiettivi di un cronista investigativo c’è sempre quello di scoprire qualcosa che la procura e gli investigatori ancora non conoscono. Nell’indagine in questione, il Fatto Quotidiano individua un testimone, la procura di Potenza acquisisce gli articoli e lo convoca per interrogarlo.

3. L’inchiesta da infiltrato: la rotta balcanica seguita dai rifugiati. Nel settembre 2015 il Fatto Quotidiano è stato l’unico giornale italiano a entrare nel centro di smistamento per rifugiati di Tovarnik, in Croazia, per documentarne le condizioni di vita e di transito. Per riuscirci ho finto di essere un rifugiato afgano e ho viaggiato per due settimane da Salonicco a Berlino. Non è stato semplice, ma è stato bellissimo. Proverò a spiegare il perché.

Per informazioni e iscrizioni, trovate tutte le informazioni qui.

Se avete dubbi o richieste, scrivete a corsi@ilfattoquotidiano.it

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