A uno spettatore esterno la comunità scientifica sembra essere molto divisa sugli effetti del mangiar carne sulla salute. “La carne fa male”, “No, la carne fa bene”. In tutto il mondo le ricerche e gli studi scientifici sembrano mettersi continuamente in contraddizione l’un l’altro, e i media continuamente li rilanciano. Ma di quali possiamo fidarci? Un lettore e un consumatore attento di fronte a posizioni opposte si pone delle domande e cerca di saperne di più. Senza entrare nei meriti metodologici delle ricerche e senza sapere nulla del campo di studi, c’è però un metro di valutazione piuttosto banale ma spesso efficace: capire chi ha finanziato tale studio.

E’ risaputo come fino agli anni 50 su riviste scientifiche internazionali e tra i medici si consigliasse di fumare, che sulle stesse riviste si trovassero pubblicità dei più grandi marchi del settore e che per molto tempo il legame tra fumo e tumori sia stato negato. Tutto ovviamente provato da studi, che però erano finanziati dalle grandi multinazionali del tabacco.

E con la carne, sotto accusa ormai da molto tempo per alcuni effetti negativi sulla salute, sta accadendo qualcosa di molto simile.

Sull’American Journal of Clinical Nutrition di quest’anno il prof. Wayne Campbell della Purdue University ha pubblicato i risultati di una ricerca volta a capire se una dieta ricca di proteine potesse migliorare il sonno di persone sovrappeso e obese. Finanziatore dello studio la Beef Checkoff, il National Pork Board e il National Dairy Council, organismi di settore che promuovono il consumo di carne e latticini e riuniscono allevatori. Il risultato della ricerca è stato che sì, l’aumento di proteine animali nella dieta può aiutare le persone obese a dormire meglio e i media americani hanno rilanciato il tutto con titoli tipo “Mangia più proteine per dormire meglio!”.

Un altro studio di Campbell e colleghi pubblicato nel 2015 sulla stessa rivista e finanziato dalla National Pork Board concludeva che persone adulte con problemi di ipertensione per abbassare la pressione avrebbero dovuto includere regolarmente carne di maiale magra nella dieta.

Nel 2009 invece Dominik Alexander, epidemiologo al EpidStat Institute del Colorado, assieme ad altri ricercatori finanziati dalla National Cattlemen’s Beef Association (associazione nazionale di allevatori bovini) e dallo stesso National Pork Board, concludeva come “non ci sono prove che supportino correlazione diretta tra l’ingestione di grassi animali o proteine animali e tumore al colon-retto”.

Ma a leggere in questo modo gli studi si pensa male? C’è un legame tra finanziatore e risultato? Per il settore farmaceutico, dove lo stesso dilemma è stato discusso e riscontrato più volte, si calcola che gli studi sponsorizzati siano fino a 4 volte più favorevoli per lo sponsor rispetto a studi indipendenti. E Marion Nestle, autrice di “Food Politics” e professoressa di nutrizione della New York University, ha calcolato che tra 166 ricerche nutrizionali finanziate dalle industrie pubblicate tra il marzo 2015 e il marzo 2016 più del 92% riportavano risultati favorevoli agli interessi degli sponsor.

Rimanendo sul tema nel 2013 il British Medical Journal ha preso una decisione importante e molto saggia, annunciando che non avrebbe più pubblicato studi finanziati dall’industria del tabacco. Non per forza il finanziamento significa corruzione, hanno scritto, ma non si può “ignorare la crescente mole di prove che influenze e conduzione manovrata della ricerca siano spesso impossibili da scoprire”.

L’industria della carne ogni anno uccide 70 miliardi di animali allevati in modo intensivo e spesso in condizioni terribili, ed è sotto crescente critica per i danni ambientali e il consumo di risorse. Sempre più persone stanno cambiando alimentazione per questi motivi, che non possono essere né confutati né risolti: non può esistere produzione di carne senza uccidere e far soffrire animali e che non abbia consumo di risorse elevatissimo

Ma oltre a chi ha sensibilità per questi argomenti esiste una folta schiera di individui in tutto il mondo che sta riducendo o eliminando i propri consumi di prodotti animali per migliorare la propria salute. Quello della salute è l’unico piano su cui ancora è aperto un dibattito tra posizioni scientifiche contrapposte. E qui sorge il dubbio: e se questa industria si stesse difendendo finanziando studi che dichiarino la carne salutare o ne attestino la necessità per una corretta alimentazione?

In attesa che anche su altri settori le riviste scientifiche adottino le stesse scelte editoriali del British Medical Journal ad ogni lettore critico rimane solo una possibilità: cliccare i link delle ricerche e cercarne i finanziatori. Che a pensare male forse si fa peccato, ma spesso si indovina, come diceva qualcuno.

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