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Alassio, in che spiaggia vai se i soldi non ce li hai?

Alassio, in che spiaggia vai se i soldi non ce li hai?
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Da anni passo parte della mia estate ad Alassio (Savona), un luogo che all’inizio del 900 era talmente suggestivo da essere colonizzato dagli aristocratici inglesi che si fecero costruire magnifiche ville in collina. Lasciando da parte il discorso sul cemento selvaggio che ha cambiato i connotati dei paesi di quasi tutta la Liguria, ad Alassio la spiaggia libera è diventata un’ ipotesi astratta. In mezzo a decine e decine di stabilimenti sovraffollati e sempre più esosi, appaiono patetici fazzoletti di spiaggia libera presi d’assalto da ragazzi, genitori e nonni che non si possono permettere certi lussi (si arriva a pagare 50 euro al giorno per due lettini una sedia e un ombrellone).

In pratica, non c’è un centimetro libero dove potersi stendere, pochi contenitori di spazzatura dove gettare una lattina, pochissime docce pubbliche dove sciacquarsi. Il contrario di quello che succede all’estero, dove la spiaggia è un diritto e un piacere per tutti, non solo per ultra benestanti. Io adoro camminare, e oramai lo posso fare solo alle sette di mattina, quando sono chiusi gli ombrelloni e non si infastidiscono i gestori delle spiagge private, che considerano il passaggio pubblico una seccatura.

Ieri ho fatto un’eccezione: il tempo era brutto, dovevo finire un articolo e ho optato per una lunga passeggiata pomeridiana. Siccome ho sentito la notifica di un messaggio arrivato sul cellulare, ho avuto la malaugurata idea di sedermi in riva al male, per vedere chi aveva scritto. Dopo lunghe indagini in terra straniera (è il caso di dirlo) mi sono piazzata con discrezione in una strisciolina di sabbia che divide un bagno privato da una colonia di bambini. Non erano passati più di tre minuti quando il bagnino di uno stabilimento – che si trova nella parte di Alassio che confina con Laigueglia, siamo precisi – mi intimava (con toni bruschi) di andarmene. “Qui non può stare, è un luogo privato, vada alla spiaggia pubblica, che è vuota…”. Obbiettare “quale e dove” sarebbe stato inutile. Mentre non è inutile denunciare la mancanza di rispetto per chi sceglie Alassio come meta di vacanza.

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