Il segno della pace? Non può essere scambiato con chi non è battezzato. Permettere a un imam di leggere un canto del Corano un sacrilegio dello spazio dedicato a Dio. Il dialogo interreligioso una sorta di eresia. Don Giuseppe Nevi, parroco di Sant’Imerio a Cremona, in cinque punti descritti in un volantino critica l’iniziativa che ha fatto sperare al mondo dopo Rouen che sì, tra musulmani e cristiani ci possa essere dialogo e condivisione. Il sacerdote ha criticato il responsabile del Duomo, don Alberto Franzini, e lo stesso vescovo Antonio Napolioni per l’incontro interreligioso, che proprio in quell’ottica, si è tenuto domenica scorsa in cattedrale.

Don Giuseppe cita i giornali locali e sembra sorpreso, quasi scandalizzato dal fatto che i partecipanti alla cerimonia si siano scambiati un segno di pace e “il celebrante sia sceso per lo stesso gesto”. Non solo a giustificazione della sua riflessione ricorda che il Codice di Diritto canonico non ammette “la comunicatio in sacris con le altre confessioni cristiane, se non a certe condizioni, e quindi tanto meno con chi non è cristiano per il semplice motivo che non è battezzato, quindi figlio di Dio, appartenente al Corpo di Cristo, fratello di Sangue. (Questione teologica da riproporre e riesprimere)

Il sacerdote punta il dito contro monsignor Franzini che ha concesso un canto del Corano e la parola al rappresentante dei musulmani e che ha spiegato che è stato possibile perché è “avvenuto al di fuori del presbiterio”. Don Nevi non ci sta e scrive: “…tutta la Cattedrale è luogo sacro per i cristiani. Ogni chiesa cristiana infatti non è una semplice aula di riunione come la moschea o la sinagoga, è un luogo dedicato è consacrato”. Quindi il prete si chiede se così sia stato “onorato” lo spazio riservato a Dio.

Nel mirino oratorio del parroco finisce anche il rappresentante musulmano accusato di aver detto il falso e “cioè tutte le religioni pregano lo stesso Dio”. Alla cerimonia hanno partecipato sia l’imam Noureddine Lakrichat che pil ortavoce del centro culturale islamico La Speranza, Sadiq El Hassan,

Infine don Nevi si chiede come mai “questi gesti non scandalizzano la comunità cristiana ma appaiono, invece, come conquiste di un rinnovato clima culturale”. E la riflessione è ancora più dura: “Sono tuttavia certo che ormai da decenni abbiamo ridotto la liturgia e le nostre chiese a contenitori da riempire con mille stravaganze, svuotandoli, inevitabilmente, della presenza di Dio. Quanta umanità e quanta poca divinità si respira nelle nostre liturgie! Quanto poco rispetto si ha del luogo santo! Ora, che si possa assistere a quanto è stato preparato e voluto in Cattedrale Domenica scorsa non è altro che il frutto maturo di quell’eresia dell’informe che ha colpito la liturgia cattolica“. 

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