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Venezuela, produzione e distribuzione di cibo e medicine in mano all’esercito. Maduro: “E’ guerra economica”

Poteri straordinari assegnati al ministro della Difesa, il generale Vladimir Padrino, al cui comando dovranno rispondere ministri, imprese e istituzioni statali. Aperta la frontiera con la Colombia per permettere ai cittadini di fare la spesa nel paese vicino
Venezuela, produzione e distribuzione di cibo e medicine in mano all’esercito. Maduro: “E’ guerra economica”
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La produzione e la distribuzione di cibo, medicine e prodotti per l’igiene personale in Venezuela sarà organizzata dall’esercito. E’ l’ultima decisione del presidente Nicolas Maduro per contrastare gli effetti di una crisi economica che dura ormai da mesi e sta spingendo il paese sudamericano al collasso. L’erede di Hugo Chavez ha quindi lanciato la “prima missione civico militare per l’economia” in risposta a quella che definisce una vera e propria “guerra economica”, dichiarata al suo governo dall’eterno nemico, gli Stati Uniti.

Di fronte alla scarsità di beni di prima necessità, a Caracas e nel resto del paese, sono scoppiate da giorni violente proteste e assalti ai negozi, al punto che domenica 10 luglio il governo è stato costretto ad aprire la frontiera con la Colombia per permettere a decine di migliaia di persone di andare a fare la spesa nel paese vicino.

La “grande missione per assicurare i rifornimenti” annunciata da Maduro, passa per l’attribuzione di poteri straordinari al ministro della Difesa, il generale Vladimir Padrino, al cui comando dovranno rispondere ministri, imprese e istituzioni statali. Intervenuto davanti al Consiglio per l’Economia Produttiva, il generale Padrino ha affermato che la sicurezza alimentare è una questione di sicurezza nazionale e quindi è più che appropriato che se ne occupino i militari. L’obiettivo del governo, ha aggiunto, è di far uso “di un po’ di disciplina” per arrivare ad una “giusta” distribuzione dei beni alimentari.

La crisi economica venezuelana è stata determinata dal crollo dei prezzi del petrolio, la cui esportazione è una delle principali fonti di ricchezza del paese, e dalla conseguente mancanza di valuta straniera che ha provocato la crescita incontrollata dell’inflazione. Maduro deve contenere anche una galoppante protesta interna, divenuta sempre più dura dopo la vittoria delle opposizioni alle elezioni legislative del dicembre 2015, quando gli antichavisti hanno conquistato la maggioranza dell’Assemblea nazionale.

Nella sua continua sfida contro il “nemico” americano, il presidente ha anche annunciato che la fabbrica della multinazionale americana Kimberly Clark – che produce carta igienica e prodotti per la pulizia – “è ora in mano ai lavoratori”, dopo che i responsabili dell’azienda “hanno chiuso i battenti e licenziato mille lavoratori prima di andarsene dal paese”. Questo, ha sottolineato Maduro, fa parte della “guerra economica” lanciata contro il suo governo dagli Stati Uniti. Ulteriore riprova sarebbe l’ultima decisione di Citibank: l’istituto di credito statunitense ha comunicato alle autorità di Caracas che “nei prossimi 30 giorni chiuderanno i conti della nostra Banca Centrale e della Banca del Venezuela“.

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