La crudeltà del femminicidio di Sara Di Pietrantonio e i dati diffusi da Telefono Rosa, che parlano di 155 donne uccise da gennaio 2015, devono spingerci a fare qualcosa di immediato e concreto. Naturalmente la piena applicazione della convenzione di Istanbul, così come l’attuazione del Piano antiviolenza sono importanti, ma dobbiamo pensare anche a qualcosa da fare subito un forte campanello d’allarme per le ragazze nel quale si danno i segnali di pericolo e si consigliano le azioni da intraprendere.

Una sorta di decalogo che tuteli tutte le adolescenti e le giovani donne che non necessariamente hanno subito violenza dai loro partner e che non hanno gli strumenti per riconoscere alcuni segnali di pericolo. Bisogna pensare a una campagna mediatica da diffondere soprattutto sul web, principale strumento di informazione dei giovani e delle giovani, nella quale si indichino chiaramente quali sono gli immediati sintomi di un rapporto “malato” che spesso degenerano in violenza.

Ho ascoltato storie di ragazze giovani che erano quasi “orgogliose” della gelosia del loro ragazzo, come se questa fosse una dimostrazione d’amore. Così come ho sentito minimizzare le insistenze di partner lasciati, gli insulti e a volte perfino uno schiaffo. Basta che poi lui chieda scusa, giuri che non accadrà più e si mortifichi e quasi sempre il tutto viene dimenticato. Tutti questi invece sono dei campanelli d’allarme che dobbiamo insegnare a riconoscere e soprattutto a non sottovalutare. Subito. Prima di un altro atroce femminicidio.

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