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Rai, perché l’arrivo di un direttore editoriale è stato un bluff

Rai, perché l’arrivo di un direttore editoriale è stato un bluff
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L’arrivo di un nuovo direttore editoriale per ridisegnare e riordinare le schegge impazzite dell’informazione Rai, rigorosamente da convergere verso una linea comune e pluralista. Il riassetto dei tiggì con un piano finalizzato a ridurre le testate e a produrre più approfondimenti e reportage, ricompattando le forze redazionali, troppo spesso impiegate nella copertura dello stesso evento. Con il solo risultato di produrre servizi doppioni. Tutto un bluff. Viale Mazzini ha fatto poco e nulla di questi propositi. Se n’è reso conto anche il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che ha definito la Rai “timida”. Ma allora qual era la mission da realizzare con priorità assoluta? Cancellare la riforma dell’informazione voluta da Gubitosi che andava avanti spedita.

In pratica tutte le mosse – a cominciare da quella dell’arrivo di un direttore editoriale – sono risultate il trucco per far sparire l’ultimo atto della precedente gestione. Sono passati diversi mesi, eppure un direttore del calibro di Carlo Verdelli continua a non toccare palla. Addirittura pare che qualcuno gli abbia pure detto: “Visti i guai che hai combinato con Vespa-Riina junior e in Vigilanza è meglio che per un po’ te ne stai buono”. Sentirsi dire questo, dopo essersi immolato sul caso di Porta a Porta, in cui addirittura è stata fatta firmare la liberatoria all’ospite solo dopo aver visto la puntata, è troppo anche per un comandante in campo come Verdelli.

Il direttore editoriale è finito per essere imprigionato in una scatola cinese. Una prigione dorata, visto lo stipendio. Il suo compito – gli è stato detto da Campo Dall’Orto – era quello di riordinare l’informazione tra le trasmissioni della rete e quelle dei tiggì. E invece cosa sta accadendo che Verdelli non può mettere bocca su nulla di tutto ciò. Perché sulle trasmissioni delle reti le decisioni spettano ai direttori. Il caso della cancellazione di Virus ne è la prova. Ormai è stato detto ai quattro venti: alla fine chi ha deciso è stata la responsabile di Raidue. In pratica Porro fuori perché cacciato Dallatana. Ma Verdelli è stato interpellato sulla questione Virus? E su Ballarò la Bignardi lo ha consultato sul restyling imminente? Non si perde occasione per indebolire il direttore editoriale. Non ha potuto scegliersi neanche la squadra senza scatenare un putiferio. Ovvio che il suo crescente maldipancia non va trascurato. Da un momento all’altro Verdelli potrebbe mollare baracca e burattini. Tanto più se non avrà l’ultima parola neanche sulla scelta dei direttori di tiggì. Finora l’unica cosa concreta che ha fatto è stata quella di mettere Antonio Di Bella a RaiNews, ma sull’ex Tg3 e corrispondente di Parigi nessuno poteva obiettare. È stata una vittoria troppo facile.

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