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Maestra arrestata a Pavullo, procura chiude indagine: “Non furono maltrattamenti”

Si tratterebbe, secondo il pm Marco Imperato, di atti di abuso dei mezzi di correzione. Per questo motivo la docente rischia non più da 1 a 5 anni, ma massimo 6 mesi di reclusione
Maestra arrestata a Pavullo, procura chiude indagine: “Non furono maltrattamenti”
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La Procura di Modena ha chiuso l’indagine sui fatti dell’asilo Mariele Ventre di Pavullo nel Frignano (sull’appennino modenese). Il 1 febbraio una maestra, Manuela Giacomozzi, era stata arrestata con l’accusa di maltrattamenti: telecamere nascoste piazzate dai Carabinieri della caserma locale avevano documentato per 10 giorni strattonamenti, urla ai bambini, parolacce. Ora però il pm Marco Imperato ha in parte rivisto l’accusa: “L’approfondimento investigativo – si legge una nota del procuratore capo Lucia Musti – ha condotto a una riqualificazione dei fatti contestati”, ritenuti non più maltrattamenti (articolo 572 del codice penale) ma atti di abuso dei mezzi di correzione (articolo 571). Una bella differenza visto che per il primo reato la pena va da uno a cinque anni, mentre per il secondo si arriva a un massimo di 6 mesi di reclusione. In quest’ultimo caso viene infatti riconosciuta una sorta di ‘attenuante’: le urla, gli strattonamenti non sarebbero dettati dalla volontà di fare male, ma di educare, seppure in maniera errata.

Dopo l’arresto ai domiciliari della donna (subito scarcerata dal Gip), dalle indagini era emerso come in passato non ci fossero stati altri casi del genere e come la maestra fosse anzi riconosciuta come una brava. Inoltre gli episodi ripresi dalle immagini, sarebbero stati visti con più attenzione e contestualizzati in un momento particolare di difficoltà nella vita della donna.

Nella decisione della procura c’e’ però soprattutto una motivazione giuridica: per fatti più gravi di questo, la Suprema Corte ha già infatti derubricato altri casi da maltrattamenti ad abuso dei mezzi di correzione. “Questa qualificazione, in linea con la più recente giurisprudenza della Cassazione su fatti analoghi – prosegue la nota della Procura – determina per legge la decadenza della misura cautelare applicata”, prima gli arresti domiciliari e poi il divieto di avvicinamento alla scuola, misura che comunque, spiegano i pm, “non era stata impugnata ed aveva ottenuto l’obiettivo di interrompere una situazione di pregiudizio sulla base di gravi indizi”.

A fine febbraio erano finiti nel mirino dell’inchiesta altri dipendenti della scuola con l’ipotesi di avere omesso di denunciare i fatti. Ma tutto sembrerebbe ora archiviato. “Altre posizioni – si legge nella nota – sono state stralciate, rinviando all’autorità amministrativa ogni valutazione, ma escludendo che vi siano elementi sufficienti e idonei per sostenere l’accusa”.

Giacomozzi, difesa dagli avvocati Roberto Bortolotti e Ruggero Castelli ha commentato: “Ho sempre avuto massima fiducia nel lavoro della magistratura e nella professionalità dei miei legali; e accolgo oggi con soddisfazione questo primo risultato della derubricazione dei reati a me contestati. Nel corso del mio interrogatorio ho potuto esporre la mia versione dei fatti, con tanto di allegazione di atti e documenti. In quell’occasione abbiamo potuto vedere, assieme agli Inquirenti, tutti i video che mi riprendevano. E finalmente è emerso, con tutta chiarezza, che io non ho mai maltrattato i miei bambini, che sono sempre nei miei pensieri, e non ho mai esercitato alcuna violenza gratuita nei loro confronti. La mia strada, per recuperare onorabilità e rispetto, è ancora lunga. Anche se nei mesi passati sono stati tanti gli attestati di stima e solidarietà che ho raccolto da genitori dei miei bambini e da colleghe di anni di insegnamento”.

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