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Strage San Bernardino, più di un milione di dollari dell’Fbi agli hacker che hanno sbloccato l’iPhone del killer

Strage San Bernardino, più di un milione di dollari dell’Fbi agli hacker che hanno sbloccato l’iPhone del killer
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La cifra precisa non è stata svelata, ma di certo è superiore al milione di dollari. E’ questo il compenso che l’Fbi ha consegnato al gruppo di hacker che ha sbloccato l’iPhone di Rizwan Farook, il killer di San Bernardino, autore insieme alla moglie Tashfeen Malik della strage di matrice jihadista che in California ha causato la morte di 14 personeL’ingaggio dei “pirati informatici” da parte dell’intelligence è arrivato dopo il rifiuto dell’azienda di Cupertino di sbloccare il dispositivo.

Rispondendo a una domanda dei giornalisti intorno alla cifra pagata, il direttore dell’Fbi James Comey ha detto: “Li abbiamo pagati tanto. Di sicuro più di quello che prenderò io da oggi alla fine del mio incarico, che sono sette anni e quattro mesi”. Calcolando che lo stipendio del direttore è pubblico ed è di 181.500 dollari l’anno, il totale del periodo indicato ammonta a 1.331.000 dollari. E gli hacker hanno ricevuto una cifra superiore. “Ma comunque, secondo me, è valsa la pena” spendere tutti quei soldi, ha concluso Comey che ha mantenuto il riserbo su chi abbia effettivamente aiutato l’Fbi a decrittare l’iPhone.

Dopo aver sostenuto che solo Apple poteva aiutare gli investigatori ad entrare nello smartphone del terrorista, e dopo aver chiesto l’intervento dei giudici, il dipartimento di Giustizia all’improvviso nelle scorse settimane ha annunciato di aver ottenuto l’aiuto da altre fonti e di non avere quindi bisogno dell’assistenza di Apple che era pronta a dare battaglia fino alla Corte Suprema. Gli hacker professionisti hanno quindi imposto queste tariffe. Finora, stando a quanto è emerso, l’Fbi non avrebbe trovato nessun collegamento con terroristi stranieri nei dati contenuti nel telefono.

I pirati informatici, contattati lo scorso 12 aprile, avevano trovato un difetto del software sconosciuto fino ad allora. Gli inquirenti avevano quindi creato per loro un pezzo di hardware ad hoc per facilitarne il lavoro. Un metodo che ha consentito agli hacker di accedere al telefono senza conoscere le quattro cifre del codice segreto previste da Apple e senza attivare il meccanismo che, dopo l’inserimento per dieci volte di una sequenza errata, elimina tutti i dati contenuti nel dispositivo.

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