I rifugiati che da lunedì sono andati al centro di accoglienza della stazione centrale di Milano, l’hub gestito dalla Onlus Arca, hanno trovato le porte chiuse. Senza alcuna spiegazione Arca ha deciso di chiudere il centro. A svolgere l’attività di accoglienza – e cioè il suo lavoro per il quale secondo l’internal auditing ha ricevuto la bellezza di 18 milioni di euro c’era l’unità mobile. Un furgoncino dove mercoledì e giovedì c’era una famiglia di profughi con una bambina piccola. Chiuso anche l’ambulatorio che si trova all’interno dell’hub anche il medico era in strada, sul marciapiedi vicino all’unità mobile. Chiusa la cucina e le stanze dove se necessario vengono ospitati fino a 60 rifugiati quando i centri di accoglienza sono pieni.

rifugiati

I volontari indipendenti che si occupano dei rifugiati hanno impiegato tre giorni per capire cosa stava succedendo. “Ho chiamato l’assessore Maiorino”, – spiega una di loro, “e mi ha detto che non sapeva nulla della chiusura dell’hub, mi ha detto di chiamare Arca. Arca mi ha risposto che era colpa del comune. Insomma hanno fatto a scarica barile”. Il mistero è stato svelato giovedì mattina quando si è scoperto che venerdì pomeriggio nell’hub ci sarà una mostra di foto di profughi organizzata da Arca e la proiezione di un documentario sullo stesso argomento.

Sembra un paradosso, ed infatti lo è, che per mostrare al mondo le sofferenze dei profughi chi li dovrebbe accogliere con i nostri soldi (ogni organizzazione come Arca riceve 35 euro al giorno per ogni profugo che gestisce) li lascia in strada per 5 giorni. A che serve una mostra fotografica e un documentario se non a celebrare l’attività dell’onlus, attività che grazie alla crisi attuale ha incanalato 18 milioni di euro nei bilanci di Arca.

Lo scorso ottobre sono andata a visitare l’hub con una volontaria milanese, mentre scattavo una foto con il mio cellulare alla sala da pranzo mi si sono avvicinati tre impiegati di Arca, con tanto di maglietta gialla con su scritto a lettere cubitali Arca. Mi hanno sgarbatamente detto che non dovevo essere lì senza permesso e che me ne dovevo andare subito. Quando ho chiesto chi erano mi ha risposto uno di loro dicendomi che era il responsabile dell’ufficio stampa, accanto aveva un giovane con una macchina fotografica professionale, lui era il fotografo. Forse il terzo era il buttafuori?

Poche settimane fa una scolaresca proveniente dalla Svizzera italiana ha cercato di entrare nell’hub per regalare tavolette di cioccolata ai profughi, sono stati tutti fermati sulla porta. Non si poteva entrare senza permesso. I bambini sono rimasti malissimo e la distribuzione della cioccolata è avvenuta sul marciapiede.

Venerdì, ci si domanda, quale sarà il pubblico? Tutti con permessi emessi dall’Onlus? E i profughi avranno il permesso di accedere alla mostra per vedere come la vena artistica di chi dovrebbe fare accoglienza li vede dietro le lenti di una macchina fotografica? Un gruppo di volontari milanesi sta pensando di organizzare una sorta di contro mostra, a che serve vederli in foto quando l’originale è a portata di mano?

 

Riceviamo e pubblichiamo la seguente replica di Arca

A seguito delle illazioni e delle notizie non approfondite riportate oggi da alcuni organi di stampa, con la presente nota Fondazione Progetto Arca intende fare chiarezza in merito alla chiusura dal 4 al 7 aprile dell’Hub della Stazione Centrale, luogo destinato da luglio 2015 alla prima accoglienza dei profughi in transito a Milano.

L’Hub, situato nel Sottopasso Mortirolo (negli spazi dell’ex Dopolavoro Ferroviario), è stato messo a disposizione da Grandi Stazioni e ristrutturato grazie al Genio Militare per far fronte ai massicci arrivi di migranti della scorsa estate. All’interno della struttura i migranti appena approdati in città vengono registrati prima di essere accompagnati nei vari centri di accoglienza. Fondazione Progetto Arca è la onlus che ha ricevuto l’incarico dal Comune di Milano di gestire gli spazi dell’Hub e l’accoglienza dei profughi. L’accoglienza ai profughi transitanti in questo spazio è garantita dalla Fondazione a titolo completamente gratuito grazie ai fondi raccolti dalla onlus e grazie alla collaborazione di numerose associazioni coinvolte nella gestione dell’Hub.

L’accordo tra Comune e Grandi Stazioni, che prevedeva la cessione temporanea dell’ex Dopolavoro Ferroviario, è scaduto lo scorso 31 dicembre. Tuttavia da allora in avanti, in accordo con tutti gli enti e le associazioni coinvolte, l’Hub è rimasto regolarmente aperto in attesa che venissero ultimati i lavori di ristrutturazione (attualmente in corso) in un altro luogo in via Sammartini concesso, sempre a titolo gratuito, da Grandi Stazioni.

In data 30 marzo Progetto Arca ha ricevuto comunicazione da parte del Comune circa la necessità, espressa da Grandi Stazioni, di rendere libero da persone l’Hub nelle giornate di lunedì 4, martedì 5, mercoledì 6 e giovedì 7 aprile per sopralluoghi. Il Coordinamento di Progetto Arca ha recepito la comunicazione informando immediatamente tutti gli operatori e i volontari coinvolti nella gestione dell’Hub e organizzando prontamente un sistema di accoglienza alternativo all’esterno della struttura.

Nel dettaglio, per assicurare assistenza immediata ai profughi giunti in questi giorni presso l’Hub e per evitare assembramenti di persone, dal 4 al 7 aprile Progetto Arca ha messo a disposizione al di fuori dell’Hub un’unità mobile composta da 10 operatori, una navetta e due auto, attiva dalle 8 alle 21.

Gli operatori di Progetto Arca sono così riusciti a garantire assistenza alle 157 persone arrivate, prendendole in carico e accompagnandole nei diversi centri della città.

In questi giorni, in particolare, una donna con un bambino di 4 mesi è giunta nei pressi dell’Hub intorno a mezzanotte. Per questo, in emergenza, è stata accolta all’interno della struttura e accompagnata il giorno seguente in un centro di accoglienza.

“Dall’apertura dell’Hub – afferma il presidente di Fondazione Progetto Arca, Alberto Sinigallia – ogni giorno accogliamo le persone in transito a Milano garantendo loro la migliore assistenza possibile. Un grande sforzo che continuiamo a sostenere con impegno, spesso grazie al solo contributo dei nostri donatori, anche in vista di un ulteriore incremento degli arrivi, che molto probabilmente farà del 2016 l’anno più critico sul fronte dell’accoglienza”.

La risposta di Loretta Napoleoni

Cooperative e associazioni come Arca prendono 35 euro per rifugiato nei loro centri di accoglienza, per l’hub prendono soldi in appalto.

Controreplica di Arca

Sull’attività di gestione dell’Hub esiste una Convenzione tra Comune di Milano e Fondazione Progetto Arca (Soggetto Gestore), documentata in un contratto, che invitiamo Loretta Napoleoni – e chiunque lo desideri – a visionare personalmente presso la nostra sede.

Qui, per trasparenza verso i lettori, riportiamo i primi tre articoli di tale documento, denominato nel dettaglio Convenzione per il servizio di allestimento e gestione di un “Hub” – punto di ricevimento, orientamento e accoglienza temporanea di cittadini stranieri in transito sul territorio milanese.

Art.1: Realizzazione, allestimento e gestione di un “Hub” – in locali messi a disposizione da Ferrovie dello Stato / Grandi Stazioni grazie alla collaborazione della Prefettura di Milano presso la Stazione Centrale eindicati dal Comune di Milano sulla base di rilevate esigenze – con oneri a carico del Soggetto Gestore, per attività di primo ricevimento e orientamento verso le strutture di accoglienza della Città di Milano, rivolto a cittadini stranieri temporaneamente presenti sul territorio nazionale e in transito sul territorio milanese. (…)

Art. 2: La durata è individuata per il periodo 1 dicembre 2015 – 1 settembre 2016, fatto salvo quanto previsto all’art. 57 comma 5 lett. b) del D. Lgs 163/2006 e s.m.i;

Art. 3: Gli oneri per le attività di cui all’art. 1 del presente contratto saranno a carico del Soggetto Gestore. Nessun onere sarà posto a carico del Comune di Milano.

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