Non importa il flacone, purché dia l’ebbrezza. Diceva così un abitante della Città Pozzo quando, insieme ai suoi indegni compari, costringeva il giovane John Difool ad abbandonare per sempre gli ultimi scampoli di innocenza tra le cosce di una grottesca omeo-puttana. Ma facciamo un passo indietro…

Per i viaggi tra le dimensioni della fantasia, il fumetto è da sempre il medium che mi ha affascinato di più. Un tappeto volante più comodo dei libri, del cinema, dei videogiochi o dei cartoni animati. Un flacone a cui poter attingere in cerca di ebbrezze infinite, anche se non sempre dolci o piacevoli, perché a volte alcune opere non vengono tradotte, cambiano formato, disegnatore, deludono le aspettative e, nel peggiore dei casi, non arrivano al finale per la morte dell’autore.

E per quella sua natura lenta, cartacea e romantica, nel fumetto questo ha il sapore di un doloroso addio. Succede ed è brutto, ma è proprio quando non ci pensi più che a volte la vita ti riserva delle splendide sorprese.  Un giorno vi parlerò de I Briganti di Magnus, per ora torniamo alla Città Pozzo… Pochi giorni fa, aprendo uno scatolone pieno di rifornimenti, mi sono trovato per le mani qualcosa che non pensavo esistesse. Un sogno sul quale avevo ormai messo una pietra sopra.

Qualcosa che mi ha sorpreso, rinfacciandomi un po’ il passaggio del tempo, facendomi capire come l’età, le responsabilità, e anche una certa pigrizia, abbiano preso il sopravvento sugli istinti giovanili, fino a farmi perdere quella voglia che un tempo mi spingeva sotto i tavoli delle fiere, a spulciare tra scatoloni polverosi alla ricerca non di un albo, ma di una reliquia da trovare ad ogni costo. Quando non c’erano internet o Ebay, ma solo librai e passione.

Ed ecco quindi tra le mie mani, in una bella edizione della Magic Press, un’inaspettata copia de L’Incal Finale. La saga dell’Incal, scritta da Jodorowsky e disegnata da Moebius, è per me il vertice assoluto della storia del fumetto mondiale. Non c’è nulla nella mia collezione o nel mio cuore che possa eguagliare il meraviglioso prodotto scaturito dalla fantasia di questi insuperabili campioni dell’immaginario.

La storia racconta di come, in un futuro estremamente lontano, in una galassia abitata da creature di ogni genere, un miserabile equilibrio di poteri forti formato da malvagi religiosi padroni della tecnologia e ruffiani aristocratici privi di qualsiasi umanità tenga sotto scacco ogni altra forma di vita. A sparigliare le carte di un ordine dietro il quale si cela un maligno oscuro intenzionato a divorare ogni stella è l’improbabile John Difool. Questo sfigato detective di classe R, antieroe per eccellenza, egoista, vizioso, pavido e cinico, per una bizzarra scelta del fato diventa l’uomo destinato a salvare il cosmo grazie all’ausilio dell’Incal, un magico prisma con indole da grillo parlante, capace di miracoli di ogni genere.

Il mondo immaginato da Jodorowsky e disegnato da Jean Giraud, più noto come Moebius, ha avuto origine negli anni Ottanta, quando è stata realizzata la saga originale, da cui poi hanno preso vita molte altre vicende collaterali, che non hanno però avuto la fortuna di essere disegnate dal mitico artista francese. Ma la coerenza narrativa di Jodorowsky ha saputo tenere insieme gli stili differenti degli altri autori che hanno collaborato all’espansione di questo universo fatto di metabaroni, gabbiani del cemento e tecnopadri.

Solo agli inizi del nuovo millennio la coppia originale ha saputo riunirsi, per dare inizio a Dopo l’Incal, il seguito più atteso, che riprendeva da quell’ultima vignetta dell’esalogia nella quale, per la struttura narrativa circolare elaborata dallo scrittore cileno, Difool assurgeva al ruolo di testimone eterno, mettendo il lettore in condizione di ricominciare da capo la lettura dell’opera.

Tuttavia il progetto venne abbandonato da Moebius dopo il primo volume e, con la sua morte cessò anche la speranza di un ripensamento. Ma Jodorowsky non ha voluto lasciarci a bocca asciutta, e ha scelto un nuovo collaboratore, il messicano Ladroon, anch’esso schiavo d’amore per il mondo dell’Incal, affidandogli di ridisegnare anche la parte che era stata già realizzata da Moebius. E così John Difool può finalmente spezzare l’infinita caduta verso il lago d’acido, e battersi per debellare la peste metallica che cancella ogni biologia.

Riuscirà a vivere finalmente e per sempre la sua storia d’amore con la bella Luz?

Io lo so. Finalmente lo so…

Articolo Precedente

Shakespeare, le sue opere ci ricordano la malizia universale degli uomini

next
Articolo Successivo

8 marzo, dalla Nuova Zelanda all’Arabia Saudita: il voto alle donne è (ancora) una conquista

next