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Sardegna: Capo Malfatano resta senza resort, nonostante l’ok della Soprintendenza

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Dopo il Tar nel febbraio 2012 e il Consiglio di Stato nel gennaio 2014, anche la Cassazione, nel dicembre dello scorso anno, ha riconosciuto la “illegittimità di una pluralità di atti tutti relativi alla lottizzazione di Capo Malfatano. Vittoria! Notizia lieta, a lungo attesa. Da quando nel 2010 il Resort di categoria 5 Stelle e 5 Stelle lusso è diventato una realtà. Uno dei tratti di costa più belli e naturalisticamente meno antropizzati della Sardegna messo in salvo. La vegetazione mediterranea non sarà del tutto spazzata via per lasciare il posto ai 190mila metri cubi di costruzioni suddivisi in quattro complessi alberghieri, quattro residence, due agglomerati di residence stagionali privati e relativi servizi, che si sarebbero dovuti realizzare. Tutt’altro che illegalmente. Il Comune di Teulada, nel cui territorio si trova Capo Malfitano, e la Regione avevano regolarmente autorizzato l’operazione. Non solo. Avevano esentato il progetto da ogni controllo sull’impatto ambientale. Con il consenso delle Soprintendenze delle province di Cagliari e Oristano e del Mibact.

capo malfatano sardegna

L’espediente utilizzato dalla Sitas, la Società Iniziative Turistiche Agricole Sarde che aveva predisposto il piano di lottizzazione, la sua articolazione in cinque differenti parti. Autorizzata la prima, le altre sarebbero seguite. Quasi naturalmente. Invece si trattava di una frammentazione ingannevole. Già, perché, come hanno scritto i giudici del Consiglio di Stato, “l’impatto del progetto sul paesaggio doveva essere valutato nel suo complesso, perché fosse chiaro il rapporto tra il sacrificio ambientale e le eventuali ricadute sociali”. Il progetto Capo Malfetano Resort, l’intervento-immobiliare promosso da Sitas con il coinvolgimento di Sansedoni, di Ricerca Finanziaria di proprietà della famiglia Benetton, di Progetto Teulada, invece della famiglia Toffano, e della Silvano Toti, società del gruppo Toti, smascherato. Fortunatamente. Ma non casualmente. Decisivo il ruolo di Italia Nostra Sardegna che aveva presentato ricorso sulla legittimità delle concessioni paesaggistiche. Ricorso accolto dal Tar nel febbraio 2012.

“Questa sentenza solleva molti dubbi sul corretto comportamento e sulla responsabilità della Regione Sardegna, del Comune di Teulada e delle strutture periferiche del MiBact, che hanno autorizzato questo intervento, e troppi altri, interpretando la normativa regionale, nazionale ed europea con scarsa competenza e tanta “superficialità”, il commento dell’associazione dopo il felice esito della vicenda. Già, a rimanere in sospeso sono soltanto i giudizi morali sulle decisioni di Amministrazioni locali e regionali e degli organi ai quali è delegata anche la tutela di siti e monumenti e del loro habitat naturale. Quel che è indubitabile è che non si governa così un territorio.

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