Se i lavori andranno avanti con i ritmi tenuti fino ad adesso, ci vorranno altri 33 anni per finire il primo lotto della statale Carlo Felice in Sardegna, la più importante strada dell’isola, quella che collega Cagliari a Porto Torres attraversando per intero la regione da nord a sud. Quanto è lungo il primo lotto? La bellezza di 8 chilometri e 415 metri. Considerando che la gara è stata aggiudicata nel mese di dicembre del 2004 e che fino a questo momento è stato costruito appena un quarto dell’opera, tutto ciò significa che in media sono stati capaci di costruire 191 metri e 25 centimetri all’anno, o se preferite un po’ meno di 16 centimetri al mese oppure 5 millimetri al giorno, la lunghezza dell’unghia del dito mignolo. Non ci sono dati ufficiali in proposito, ma probabilmente la strada Carlo Felice batte tutti i record mondiali di costruzione lenta. Forse più lenta addirittura della lentissima autostrada Salerno-Reggio Calabria, la regina delle grandi opere incompiute.

I calcoli sui tempi (e i costi) di costruzione li hanno effettuati di recente i magistrati della Corte dei conti che si sono messi a fare le pulci all’opera approvando alla fine una dettagliata e corposa relazione di un centinaio di pagine. Implicitamente e con la inevitabile diplomazia, lo scempio è riconosciuto perfino dal nuovo presidente dell’Anas, Gianni Armani, il committente dell’opera che ha ricevuto per intero la rogna sarda dal suo predecessore, Pietro Ciucci. Ammette Armani: “L’Anas si trova nella condizione di lavorare con aziende senza poterne verificare a priori la solidità finanziaria e le capacità tecniche“. Della serie: siamo costretti ad affidare la costruzione a chi capita ed evidentemente, visti i risultati, spesso all’Anas capita assai male. Armani è comunque fiducioso di poter cambiare: “E’ necessario procedere a modifiche normative strutturali, occasione che va colta nell’ambito del nuovo codice degli appalti“.

Per colmo d’ironia la lentissima storia del lotto 1 della Carlo Felice comincia con una “procedura di aggiudicazione ristretta accelerata”. Dal momento in cui la gara per l’opera è stata aggiudicata (dicembre 2004) al momento della stipulazione del contratto passano però la bellezza di 55 mesi. Per arrivare alla consegna dei lavori ci vogliono ancora quasi 3 anni (maggio 2010). Il 24 febbraio 2012 l’Anas fa il punto sullo stato di avanzamento e constata che sono andati avanti solo del 24,52 per cento. Ma passano ancora un paio d’anni perché si prenda finalmente coscienza che così non può continuare, che la Carlo Felice rischia di diventare lo zimbello stradale d’Europa. A dicembre 2013 viene finalmente annullato il contratto, ma passano ancora altri 9 mesi prima di arrivare alla pubblicazione del nuovo bando di gara e altri 10 mesi (luglio dell’anno scorso) perché venga predisposta l’aggiudicazione definitiva. Definitiva per modo di dire, però, perché nel frattempo insorge un nuovo contenzioso tra le parti che impedisce la conclusione dell’accordo. Insomma, dopo tanti giri di valzer, per la Carlo Felice l’Anas continua a ballare. E i sardi devono rassegnarsi e aspettare.

La circostanza incredibile è che mentre i lavori erano fermi, correvano i costi. Sembra un gioco di prestigio e forse lo è, di certo il lotto numero 1 da finire costa quasi 33 milioni di euro, molto di più del vicino lotto numero 3 (26 milioni circa) affidato ad altre ditte e già finito. I giudici contabili hanno calcolato che il lotto numero 1 sta costando il 61% in più del numero 3. Il rapporto è “assolutamente sproporzionato“, commentano con amarezza i magistrati della Corte dei conti, anche perché “le condizioni geofisiche e morfologiche del territorio dei due lotti non sono sostanzialmente diverse”. In una nota inviata a ilfattoquotidiano.it l’Anas nega che la comparazione dei magistrati contabili sia corretta, perché si tratterebbe di “lavori completamente diversi”.

Alla base dell’esplosione dei costi del lotto 1 ci sono le numerose varianti concesse e gli atti aggiuntivi di cui “è almeno dubitabile l’ammissibilità”, ammoniscono tuttavia i magistrati. Nonostante “le gravi inadempienze dell’impresa” che opera sul lotto 1, tra il 2007 e il 2011 sono state presentate all’Anas la bellezza di 16 riserve per 26 milioni di euro. In seguito a un “accordo bonario” sono stati pagati più di 5 milioni di cui 3,3 per “ridotta produttività di cantiere”.

Con l’accondiscendenza dell’azienda delle strade, la ditta costruttrice – la Mambrini, subentrata ad un’altra azienda fallita – ha perfino lamentato di aver dovuto sopportare costi aggiuntivi derivanti dal fatto di doversi approvvigionare ad una cava più distante di quella individuata all’inizio. Sorvolando però sul dato che la prima cava non era stata imposta da nessuno, ma scelta dai costruttori che evidentemente avevano fatto male i conti perché la cava individuata, nel frattempo si era esaurita nonostante resti da fare il 75 per cento dei lavori.

La Corte dei conti dedica un intero capitolo al futuro dei lavori stradali, con una serie di raccomandazioni rivolte in particolare all’Anas di cui viene lamentata la “non solerte attività di impulso, monitoraggio e cura dell’interesse pubblico”. In particolare viene suggerito di abbandonare la politica dei “ribassi particolarmente elevati”. Mentre li propongono, le ditte già pensano infatti a come aggirarli inventandosi in corso d’opera una miriade di costi.

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