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Flavio Carboni, l’eterna giovinezza del faccendiere e del ‘facilitatore’

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Per sfilarsi e derubricare gli appuntamenti con Boschi padre, di cui avrebbe un ricordo abbastanza vago, a incontri piuttosto superficiali Flavio Carboni ci tiene a sostenere come lui “a palazzo Chigi frequenta solo Verdini” che, ha aggiunto significativamente, “non è ministro ma tiene in piedi il governo Renzi” e lo frequenta semplicemente perché “siamo amici e l’inchiesta sulla P3 lo ha già rivelato”.

Flavio Carboni, in contatto secondo le ricostruzioni di molti testimoni  tra maggio e giugno del 2014 con il vicepresidente di Banca Etruria Pierluigi Boschi che senza un mandato esplicito e all’insaputa del cda si dava da fare per la ricerca di un nuovo dg, è molto compiaciuto che “le banche scelgano i direttori tramite un condannato per il crac del Banco Ambrosiano”.

E al di là del numero degli incontri e del tenore dei colloqui, il dato rilevante e molto significativo è che da Flavio Carboni Pierluigi Boschi ebbe la segnalazione richiesta e che il nome, quello di Fabio Arpe, fu proposto nel consiglio di amministrazione.

Ma il pregiudicato faccendiere Carboni, simbolo dei misfatti della prima Repubblica e di quelle a seguire, compiaciuto per essere ancora così richiesto dopo 34 anni di inchieste, ridimensiona tutta la vicenda e soprattutto ci tiene a difendere il governo quando in una lunga intervista alla Stampa sentenzia “chi mi tira in ballo vuole colpire Palazzo Chigi“.

E non fosse altro che in nome dell’amicizia per Verdini rinnovata e rinsaldata nella P3, dove entrambi si battevano con gli strumenti in cui eccellono in primo luogo per la salvezza del lodo Alfano, Flavio Carboni si preoccupa della buona salute del governo a cui l’amico è in grado ogni giorno di allargare la maggioranza.

Infatti, dopo i transfughi di Forza Italia già confluiti in Ala che hanno consentito a Renzi di dormire sonni tranquilli per le riforme anche in Senato, Denis Verdini sta superando pure il volume molto consistente delle prossime new entry che aveva annunciato a Lucia Annunziata a metà dicembre. L’ultima felicemente approdata e accolta con grande soddisfazione arriva dal plotone più che mai appetibile degli ex M5S e potrebbe non essere l’ultima (una riconferma di quanto abbiano fatto bene gli iscritti ad essersela tolta di torno): è Adele Gambaro, che fino a poco prima negava indignata.

Dunque Denis va fortissimo con i numeri e anche con i risultati “simbolici”; è più che mai “l’uomo che tiene in piedi il governo” come dice Carboni e da “facilitatore”nella P3 all’ombra di Dell’Utri  sua “icona” e “punto di riferimento” è diventato più insostituibile per Renzi di quanto non lo sia stato per Berlusconi ai tempi del Nazareno.

E non a caso in questi giorni ha detto che vorrebbe “affiliarsi” al Pd ma lui sostiene che è stato travisato dalla solita stampa e che invece lo vuole solo “affiancare”, e non si sa cosa sia meno inquietante.

Nel Pd, a parte il buon Roberto Speranza che ha espresso tutto il suo disappunto, non sembra che siano stati in molti a sobbalzare e meno ancora dagli scranni governativi.

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