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Redditi, Istat: “A fine 2015 potere d’acquisto delle famiglie al massimo dal 2007. Pressione fiscale al 41,4%”

E' aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% sul terzo trimestre 2014. Su anche il reddito e la propensione al risparmio. Ma non ripartono gli investimenti delle imprese
Redditi, Istat: “A fine 2015 potere d’acquisto delle famiglie al massimo dal 2007. Pressione fiscale al 41,4%”
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Le famiglie italiane vedono risalire il reddito disponibile e la capacità di spesa. A rilevarlo è l’Istat, nel rapporto su “Reddito e risparmio delle famiglie e profitti delle società”. Secondo l’istituto di statistica nel terzo trimestre del 2015 il potere di acquisto delle famiglie consumatrici, che tiene conto anche dell’andamento dei prezzi, è aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% sul terzo trimestre del 2014. Si tratta del livello massimo raggiunto dal secondo trimestre 2007. Su anche il reddito: nel terzo trimestre dell’anno appena concluso è salito dell’1,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,5% nel confronto con lo stesso periodo del 2014.

Quanto alla propensione al risparmio, tradizionalmente molto alta per le famiglia italiane, ora risulta pari al 9,5%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2014. Un aumento che deriva proprio da una crescita del reddito disponibile rispetto ai consumi (1,3% e 0,4% rispettivamente). Per quanto riguarda invece il tasso di investimento, che nel caso delle famiglie è il rapporto tra investimenti fissi lordi, cioè gli acquisti di abitazioni, e il reddito disponibile lordo, nel terzo trimestre è stato pari al 6%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al corrispondente trimestre del 2014. Gli investimenti fissi lordi delle famiglie consumatrici sono aumentati invece dello 0,5% sia in termini congiunturali sia in termini tendenziali.

Al contrario gli investimenti delle imprese non ripartono ancora. Secondo i dati Istat, nel terzo trimestre del 2015 il tasso di investimento delle società non finanziarie è sceso al 18,8%, con una diminuzione di 0,3 punti percentuali rispetto al periodo precedente e di 0,2 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2014.

Infine la pressione fiscale, tutt’altro che secondaria per le decisioni di consumo e di investimento. Nel terzo trimestre 2015 è stata pari al 41,4%, in lieve aumento (+0,1 punti percentuali) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nella media dei primi tre trimestri il peso del fisco rispetto al Pil è stato del 41,2%, stabile rispetto al medesimo periodo del 2014.

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