Non capita spesso di ritrovarsi sotto l’Albero due dei gruppi più amati di sempre con una doppia coppia di cd e Blu-Ray a garantirti buoni ascolti, riascolti e visioni per settimane a venire. I Queen mi hanno accompagnato dall’adolescenza. Quante volte avrò dovuto riavvolgere con la matita i nastri usciti dalle loro cassette? Invece i Beatles mi girano da sempre nelle orecchie, ma ho iniziato ad ascoltarli ben più tardi. Anzi a studiarli, perché sono la chiave di una parte centrale dell’entertainment che ne seguì.

Questo 2015 sembra davvero essere stato la scusa per celebrare qualsiasi evento, film o concerto che abbia compiuto un qualche decennale. A questo implacabile calendario di genetliaci intrecciati a capolavori, album, cult e memorabilia vari non si sottraggono neanche i Queen, che il 24 dicembre 1975 suonarono in un teatro della West London, conosciuto oggi come Apollo, ma 40 anni fa era l’Hammersmith Odeon. Reduci dal tour mondiale che li impose definitivamente nel firmamento musicale, Freddie Mercury e i suoi suonarono per la prima volta un intero concerto in diretta televisiva. Presentati dal loro manager di allora Bob Harris – che nel documentario extra-bonus ricorda quel live insieme a Roger Taylor e Brian May amabilmente seduti su un sofà – lo spettacolo fu seguito soltanto da 3.500 persone nel teatro sold-out, così il gruppo decise di omaggiare la sua Londra con un concerto gratuito ad Hyde Park, e l’estate successiva altra prima volta per un grande evento live, stavolta per il grande parco di Kensington, di cui ci sono scampoli anche nel doc.

La digitalizzazione restituisce il suono originale lanciato dal palco dell’Odeon in un DTS puro e realistico ottenuto dal master in Hd. Allora in The march of the Black Queen la chitarra diventa un banjo, e se May, vestito come un arcangelo rock sembra moltiplicare il suo strumento ne Brighton Rock, Taylor, complice la regia di Tom Corcoran, fa saltare l’acqua sul rullante, e un poco più che adolescente John Deacon detta la ritmica a corda con il suo basso nei medley come nella reprise di Bohemian Rapsody. Al solito, lo spettacolo canoro è Mercury, con le moltissime incursioni al pianoforte. Negli extra May e Taylor ti fanno partecipe dei retroscena di quella Vigilia e dei loro pareri sulla tutina di Freddie, del suo coraggio e della sua arte che sovrastò tutto.

I pezzi nel blu-ray sono 17, ma nel cd due in più, e gli extra regalano anche alcuni minuti del Live Japan ’75 al Budokan di Tokyo, piccola chicca in un 16mm mosso ma verace. Se Queen – A Night at The Odeon porta sullo schermo di casa un live al suo quarantesimo Natale (sempre per restare in tema di aurei compleanni) The Beatles – 1 mette insieme 27 singoli arrivati al numeri uno delle chart inglesi e americane. La novità sta nei videoclip di ognuno di essi, gemme del tempo che percorrono l’evoluzione del singolo in videomusica. Dai semplici totali frontali di esibizioni televisive come in Love me do e She loves you ai montaggi di live con le fan impazzite e campi da baseball adattati a music arena, o in I feel fine, dove i Fab Four sostituiscono gli strumenti a ciclette e punch-ball, fino ai primi playback dove l’uscita dal sync di Paul McCartney diviene vezzo. Capita anche che spunti Mick Jagger tra il pubblico corista che accompagna All you need is love, mentre Eleonor Rigby e Penny Lane offrono una prima moderna struttura del videoclip. Un arzillo Ringo Star negli extra, davanti al suo Apple (stavolta un computer e non la loro casa discografica originale), racconta i retroscena di Get back soffermandosi su Billy Preston e il suo organo, mentre McCartney svela alcuni dettagli sulla lavorazione di Hey Jude, una lezione brillante su quanto la musica sia materia visiva e tattile oltre che sonorità ritmica e armonica. Molte sono le piccole sorprese, tranne forse per i beatlesiani più incalliti.

Nel booklet poi, compatto ma piuttosto generoso con le foto, oltre a dettagliate schede anagrafiche, per ogni pezzo sono riportati brevi aneddoti su scrittura, registrazione o performance live. Quello dei Queen è invece molto asciutto nel suo bianco e nero dedicato esclusivamente alle immagini live. Con Freddie in quarta di copertina che brandisce il microfono con una mano e un calice di vino con l’altra. Come a dire “e adesso Buon Natale”.

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