Immigrazione_interna

The Guardian sceglie il greco Yannis Behrakis dell’agenzia Reuters come fotografo dell’anno, perché è stato capace di catturare attraverso le immagini l’essenza delle due storie più importanti del 2015: la crisi dei rifugiati e l’implosione finanziaria della Grecia. E, a proposito di rifugiati, mai come nel 2015 in Italia si è parlato tanto di migrazioni. Sia nel dibattito parlamentare sia nel dibattito mediatico.

Nel suo ultimo dossier “Watch Dog”, infatti, Lunaria ha monitorato l’attività parlamentare in materia di immigrazione, asilo, cittadinanza, discriminazioni e razzismo rilevando che l’impatto effettivo del dibattito parlamentare sulla legislazione è molto limitato perché sono poche le proposte di legge discusse o definitivamente approvate su questi temi nel corso della corrente legislatura. Lunaria sottolinea come su 98 proposte di legge presentate, la maggior parte sia relativa ai diritti di cittadinanza (61) e alla riforma della disciplina in materia di immigrazione (19), mentre sono otto le proposte in materia di discriminazioni e razzismo e sei quelle sulla disciplina dell’asilo.

Solo 37 proposte hanno però iniziato il loro iter parlamentare e solo 7 (tra cui 4 leggi che hanno recepito alcune direttive europee in materia di asilo) risultavano definitivamente approvate al 5 agosto 2015. Inoltre, il dibattito parlamentare sembrerebbe concentrato ancora una volta sull’“emergenza” anziché sulle riforme strutturali necessarie a riformare seriamente l’indirizzo delle politiche migratorie (per esempio, la riapertura di canali di ingresso legale dei migranti economici e la predisposizione di un sistema di accoglienza “ordinario” adeguato per richiedenti asilo e rifugiati), sull’asilo e sulla lotta a discriminazioni.

Secondo Lunaria, i temi più dibattuti in Parlamento sono stati quelli portati all’attenzione dell’opinione pubblica italiana anche grazie ad un pressoché incessante martellamento mediatico: immigrazione e asilo, controllo dei mari (soprattutto delle acque che ci separano dalla Libia) e delle frontiere. Interessante, invece, osservare che l’unico tema che fino ad ora non sembrerebbe seguire questa tendenza è quello relativo alla posizione del nostro Governo sulla situazione in Libia: delle numerose interrogazioni e interpellanze parlamentari (e delle eventuali risposte ricevute) su questo tema è infatti emerso ben poco nel dibattito pubblico più allargato.

Altro tema centrale è quello dell’accoglienza di profughi e richiedenti asilo in Italia. Oltre alla discussione sulla distribuzione regionale per quote e alla indisponibilità di diversi sindaci e prefetti ad accogliere nuovi profughi, anche in Parlamento è finalmente approdato uno dei veri problemi irrisolti legati al fenomeno migratorio, ovvero la cattiva gestione di alcuni centri di accoglienza.

E i nostri media? Nel Terzo Rapporto “Notizie di Confine”, Carta di Roma e l’Osservatorio europeo sulla sicurezza analizzano proprio questo: la reazione dei media italiani di fronte ai fenomeni migratori nel 2015. Dal rapporto emerge che le notizie sull’immigrazione sono state raccontate sulla carta stampata italiana per il 47% dei casi in tono allarmistico, mentre per il 26% in tono rassicurante e per il 27% neutrale. E se Il Giornale è in testa alle classifiche per la creazione di allarmismo (59,4%), non sono da meno Avvenire (46,7%), Corriere della Sera (43,8%) e La Repubblica (40,6%).

Giovanni Maria Bellu, presidente dell’Associazione Carta di Roma sostiene che “mai come in questo 2015 in Italia si è parlato tanto di immigrazione. I dati numerici sono impressionanti: dicono che i titoli di prima pagina che i grandi quotidiani italiani hanno dedicato al tema sono aumentati dal 70 al 180 per cento e che nei notiziari televisivi i servizi sono quadruplicati”. Numeri “impressionanti”, quindi, dati sia dalla crescita esponenziale degli arrivi di rifugiati in Europa, sia dalla conseguente agenda politica.

Ed è quanto confermano anche le stime dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), secondo le quali “persecuzioni, conflitti e povertà hanno costretto la cifra record di un milione di persone a fuggire in Europa nel 2015”. Di cui, 972.500 persone circa attraverso il Mar Mediterraneo e oltre 34.000 attraverso le frontiere terrestri fra Turchia e Bulgaria e Turchia e Grecia. Numeri di persone costrette alla fuga da guerre e conflitti che non si registravano in Europa occidentale e centrale dal 1990, durante i conflitti nell’ex Jugoslavia.

Ma al pubblico italiano cosa arriva di tutto questo “rumore” politico e giornalistico? Secondo il sondaggio “The Ignorance Index”, condotto in 14 diversi Paesi, il pubblico italiano nel 2014 risultava tra il più disinformato in tema di migrazioni. Per esempio, secondo la percezione degli italiani gli immigrati residenti in Italia sarebbero pari al 30% della popolazione, mentre in realtà nel 2014 erano appena il 7% (8,3% al 1° Gennaio 2015). La responsabilità di questa scarsa conoscenza del fenomeno migratorio sarebbe principalmente imputabile al giornalismo che, secondo Bellu, è un intreccio fatto di “pazienza, lavoro, competenza, accuratezza”. E rispetto. Rispetto delle regole deontologiche della Carta di Roma (ora ci sono anche le linee guida) e della cittadinanza che ha il diritto di conoscere la realtà e di formarsi un’opinione.

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