Marziani come sempre. Senza alcuna difficoltà il Barcellona batte il River Plate, ne infrange il sogno di sedersi sul trono del mondo ad appena 1600 giorni dalla retrocessione in serie B, e conquista il quinto titolo stagionale. Se non avesse perso la Supercoppa spagnola, Luis Enrique avrebbe eguagliato il record di sei trofei in un anno stabilito da Pep Guardiola alla sua prima stagione sulla panchina dei catalani. Tanto per cambiare anche sulla Coppa del Mondo per club il timbro è di Messi, Suarez e Neymar. I primi due segnano, il terzo si diverte a mandarli in porta. La MSN gioca un altro sport: danza con la palla tra i piedi. La rete della Pulce e la doppietta dell’attaccante uruguaiano fanno lievitare lo stratosferico conteggio dei gol segnati dal tridente blaugrana nel corso dell’anno solare e issa entrambi in testa alla classifica marcatori della competizione tra i vincitori delle coppe continentali con 5 marcature.

C’è solo da inchinarsi davanti a tanta sostanza condita dal consueto spettacolo di tocchi e tocchetti, geometrie e solidità nella fase difensiva guidata da Mascherano. Non basta al River Plate, campione della Coppa Libertadores, la “garra” tutta argentina di chi neanche cinque anni dopo la retrocessione nella Primera B, la serie cadetta argentina, ha la possibilità di aggredire la squadra più forte del mondo e completare una rinascita storica in tempi brevissimi. Una parabola con radici diverse ma che ricorda un po’ quella della Juventus che a giugno a Berlino vide interrompersi la corsa verso il titolo di campione d’Europa dopo essere caduta nella polvere di Calciopoli. Fermati, anche i bianconeri, dallo strapotere del Barcellona, quell’undici che giorno dopo giorno aumenta le possibilità di entrare nella storia come la più forte squadra nell’era moderna del calcio. 

A Yokohama gli uomini di Luis Enrique ripetono il 3-0 rifilato al Guangzhou in semifinale. Ma se giovedì era stata una tripletta dell’ex attaccante del Liverpool ad abbattere i cinesi, contro lo storico club argentino ci pensa Lionel Messi a mettere in discesa il match. Dopo dieci minuti di studio e venti di dominio territoriale, il Barcellona morde. La Pulce inventa e ispira Dani Alves che crossa per la testa di Neymar, bravo a far sponda per il compagno di attacco: sinistro del fenomeno sudamericano e Barovero battuto. Da quel momento il match diventa un monologo. Suarez potrebbe scrivere la parola fine già prima dell’intervallo dopo un’invenzione del solito Messi. L’errore è solo l’antipasto del doppio affondo al rientro dagli spogliatoi.

Il Pistolero chiude un contropiede su assist di Sergio Busquets al minuto 49 spezzando in due la gara e rendendo accademia quel che resta da giocare. Il Barcellona è tutto bollicine. In dieci minuti il tridente meraviglia sfiora cinque volte il terzo gol, siglato poi ancora da Suarez su suggerimento di Neymar. È il sigillo su una partita senza storia che un River volenteroso ma qualitativamente lontano anni luce dal FantaBarca ha fatto fatica a rendere incerta, a parte l’avvio in pressing. I blaugrana sono rimasti lì, quatti-quatti, in attesa di colpire e poi hanno dato il via allo show. Solo loro riescono a trasformare le partite in una festa dove gli avversari altro non sono che vittime sacrificali in nome del calcio ballato. Quello con cui il Barcellona tornerà dal Giappone è il ventesimo trofeo internazionale nella storia del club. La sensazione è che il numero sia destinato a crescere notevolmente nei prossimi mesi.

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