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Attentati Parigi: Belpietro, Salvini e i bastardi senza gloria

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“Maledetti bastardi”, “Porci”, “Assassini”: nei talk televisivi seguiti alla strage di Parigi, colpa imperdonabile è il cosiddetto buonismo in cui si può incorrere perfino se non si condiscono i vari pistolotti con una sequela di insulti verso i terroristi islamici, magari agitando i pugni e digrignando i denti. Loro sparano proiettili e noi parolacce.

Naturalmente, chi spicca per decisionismo interventista è Matteo Salvini, che non risparmia anatemi al feroce saladino. Sere fa, al culmine dell’ira funesta, il capo leghista ha detto che quegli assassini “vanno cancellati dalla faccia della terra”, concetto condivisibile soprattutto se esplicitato comodamente seduti in uno studio televisivo. Le platee acclamanti il feldmaresciallo felpato ci ricordano “il più bella e più superba che pria” di Nerone-Ettore Petrolini, la folla che grida “bene, bravo” e lui tutto soddisfatto: “È piaciuta questa parola pria, ora gliela ripeto”.

Generoso anche il tentativo dei vari conduttori di far dire per forza all’imam di turno che i terroristi sono assassini bastardi quando la maggior parte di essi preferirebbe piuttosto farsi estrarre un molare senza anestesia. Ieri, finalmente, l’imam di Monfalcone ha definito i jihadisti “barbari assassini”, anche se adesso Del Debbio gli chiederà come ulteriore prova di non complicità la conversione al cristianesimo a reti unificate. Comunque, bisogna dare atto a Maurizio Belpietro di aver tracciato su Libero il solco con il titolo: “Bastardi islamici”, anche se la sottile disquisizione tra aggettivo e sostantivo non ci ha convinto. Comunque Salvini con ammirevole sprezzo del pericolo ha detto di non temere la vendetta dei tagliagola. Siamo in grado di rassicurarlo: quando il califfo al Baghdadi ha saputo che lo aveva definito un macellaio ha chiesto: come aggettivo o sostantivo?

Il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2015

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