La volgarità che ha invaso ormai le nostre città, dalle vetrine ed insegne pacchiane nei centri storici o gli insulsi oggetti di arredo urbano, fino agli inutili e autoreferenziali grattacieli, viene accresciuta ogni anno da una allucinante festa trash-macabra. Mi riferisco all’importazione della “ricorrenza” di Halloween; di tradizione anglosassone, molto celebrata ed ampliata negli Usa, una vera “americanata” che ha poco a spartire con la nostra cultura e le nostre tradizioni, alcuni travestimenti con le maschere degli antenati avvenivano in epoca romana unicamente durante i funerali. Le vie delle città così vengono invase da mostri di tutte le età, le botteghe storiche e persino le scuole, riempite di zucche di cartapesta, teschi, falci, scheletri danzanti di plastica, nulla a che vedere con le varie Danze macabre (ad esempio quella di Clusone) in spregio al buon gusto. Inconcepibile a questo punto che i bambini ed anche gli adulti lo recepiscano come una nostra festa, una sorta di Carnevale o Befana.

Mi sono addentrata in queste riflessioni perchè la non conoscenza porta la ricorrenza dei Defunti della nostra tradizione antica, già celebrata con rispetto nell’arte funeraria e nei monumenti funebri, ad essere dimenticata nei nuovi cimiteri identificati come dei mortifici e i sepolcri come contenitori di salme, senza voler infierire sulle recenti opere come il cimitero di Venezia. Diceva Ernesto Rogers: “La memoria conferisce alle cose dello spazio la misura del tempo: di tutto quel tempo che è prima di noi. Ma è il tempo dei morti, riuniti in consorzio per ammonirci di essere vivi come essi sono stati nel loro momento. Ammonire e ricordare (moneo e memini) hanno in latino la stessa radice e da esso acquista valore la parola monumento ed il concetto che essa racchiude simbolicamente”.

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Angelo di Monteverde – Cimitero di Staglieno, Genova 

Nel passato questi luoghi, dopo l’editto napoleonico, assunsero in alcune città delle connotazioni di veri e propri complessi architettonici di grande rilevanza artistica. Sorsero così il Monumentale di Genova, lo Staglieno, progettato dallo stesso architetto del Carlo Felice, Barabino; poco lontano, a Zoagli, una sua riproduzione in miniatura e tantissimi altri in scala ridotta.
Decisamente curiosi come ‘Le Fontanelle‘ di Napoli o magniloquenti come il Cimitero della Certosa di Bologna: un insieme di tombe dei famosi e di firme di maestri dell’architettura e della scultura.

Di impronta romantica il celebre Cimitero Acattolico di Roma che si avvia verso il 300° anno di costituzione e il cui percorso è un libro di storia della letteratura internazionale. Ma l’elenco è lunghissimo ed arriva sino in Sicilia con il Gran Camposanto di Messina; ovviamente non bisogna dimenticare il Camposanto di Pisa ed il Verano a Roma, oltre tutta la lunga serie delle necropoli etrusche da cui deriva il nostro culto dei morti.

E’ importante ricordare forse il più bel sepolcro rinascimentale: le Cappelle Medicee e i tantissimi monumenti funebri come la più emblematica tomba razionalista, quella progettata da Terragni sull’altipiano di Asiago per Roberto Sarfatti, o fare un salto a Ravenna per il mausoleo di Teodorico o sulla via Appia per il monumento a Cecilia Metella. Al di fuori dei cimiteri e dei famedi poi i monumenti funebri nelle chiese quella di Ilaria del Carretto a Lucca e Guidarello a Ravenna e i tanti nella Basilica di S. Croce, il Pantheon di Firenze. L’elenco sarebbe lunghissimo e volutamente ho ricordato i più conosciuti e facilmente raggiungibili perché potrebbe essere un’idea per gli insegnanti celebrare questa ricorrenza visitando i famedi, le chiese con monumenti funebri eccelsi o bizzarri come le Tombe dei Giganti in Sardegna e magari riscoprire le tradizioni culinarie italiane.

Invece dei dolcetti americani infatti occorrerebbe che i nostri forni riproponessero il pane dei morti tipico della Lombardia e Toscana, le ossa dei morti e i piparelli in Sicilia, o quello che ogni regione propone come propria specialità. Pertanto non mancano le motivazioni per compiere escursioni interessanti nei tanti musei all’aperto che sono i nostri cimiteri monumentali o il percorso delle tombe illustri, sia per i personaggi di cui custodiscono le spoglie sia per gli artisti che le hanno progettate ed un modo diverso per celebrare il 2 novembre e rispettare la nostra cultura che aveva il culto della Bellezza anche nella Morte.

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