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Alberto Sordi, truffa da 2,5 milioni alla sorella Aurelia: in dieci rinviati a giudizio

La donna è morta nell'ottobre 2014. Tra le accuse della procura ci sono i reati di circonvenzione di incapace e ricettazione. Sono coinvolti l'autista, due avvocati, il notaio e parte del personale di servizio della famiglia
Alberto Sordi, truffa da 2,5 milioni alla sorella Aurelia: in dieci rinviati a giudizio
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“Approfittarono di Aurelia Sordi” la sorella di “Albertone”, morta nell’ottobre 2014 e unica ereditiera del patrimonio dell’attore. Per questo motivo, il gup Costantino De Robbio ha rinviato a giudizio 10 persone accusate di circonvenzione di incapace per il presunto raggiro di 2,5 milioni di euro ai danni della sorella dell’attore, equivalenti al 15-20% del suo patrimonio. Tra le persone coinvolte ci sono Arturo Artadi, l’autista di entrambi fratelli, il notaio Gabriele Sciumbata e gli avvocati Carlo Farina e Francesca Piccolella. Per quest’ultima è stato disposto il proscioglimento dell’accusa di patrocino infedele.

Secondo l’accusa, Aurelia Sordi aveva autorizzato Artadi a gestire tutto il suo patrimonio. Gli altri imputati, accusati solo di ricettazione, facevano parte del personale di servizio e hanno goduto di donazioni in denaro da parte della sorella dell’attore, con cifre da 150 a 400 mila euro. L’indagine è partita da una denuncia presentata da un direttore di banca che aveva notato movimenti sospetti sui conti correnti della defunta sorella di Sordi. Il processo comincerà il 17 febbraio 2017.

Oltre all’aspetto giudiziario, l’eredità di Sordi aveva creato parecchie polemiche subito dopo la morte di Aurelia. La donna, infatti, aveva deciso di lasciare tutto il suo patrimonio alla Fondazione Museo Alberto Sordi. Il testamento era scritto nel 2011, lo stesso hanno in cui era nata la fondazione. Per questo motivo 37 parenti della famiglia hanno deciso di impugnare il testamento, rivendicando una percentuale dell’eredità. Tra queste persone non ci sono le dieci indagate nel processo, tuttavia le vicende sono collegate.

Gli eredi, infatti, contestano il testamento proprio perché sostengono che Aurelia l’abbia scritto quando non era in grado di intendere e di volere come è già stato dimostrato nel processo in corso. Tuttavia una perizia del tribunale di Roma ha certificato che la demenza senile della donna ha avuto inizio dal 2012, un anno dopo quindi rispetto alla firma del testamento.

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