Il mondo FQ

Iperconnessi e distratti: a me le orecchie, please!

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Ovunque io mi trovi, noto purtroppo che l’ascolto non esiste più. Il mondo non si ascolta! Sono tutti indaffarati a raccontarti opinioni, storielle, sensazioni, esperienze, ma senza sentire una risposta e senza nessun approfondimento. A me piacciono i contraddittori, tu esprimi un concetto ed io analizzo ed esprimo il mio.

Accade invece così: mentre racconti un fatto, l’altro riceve un sms, lo legge, risponde, ti dice “Parla, parla ti ascolto!”, poi ti interrompe, ti fa un’altra domanda, tu non sai se rispondere alla prima domanda o alla seconda, tentenni una frazione di secondo e lui già guarda l’orologio, esiti ancora e inesorabilmente riceve una telefonata, risponde, ti dice “Scusa un attimo” e si volta di spalle. Parla, parla, parla, ride, ride, ride, conversa amabilmente, tu non sai dove guardare, ti accendi una sigaretta, fingi di ricevere un messaggio su Whatsapp, ti gratti un polpaccio, ti senti fuori luogo e anche un po’ scema. Attacca! Oh finalmente puoi parlare, precipitosamente dici “Stanno violentando tua moglie, la tua casa va a fuoco!”. Di colpo si assenta, lo sguardo si perde come se guardasse un’eclissi in lontananza, attratto da un fenomeno atmosferico, un tramonto irrinunciabile, ma implacabile come se avesse un’illuminazione dice “Lo sai che se fossi in te cambierei parrucchiere, fatti rossa! Dov’è il bagno?”. E tu “In fondo a destra” e lui “Metti in ordine i tuoi pensieri che quando torno dal bagno voglio capire cosa stai dicendo!” e tu “Ti ringrazio infinitamente!”.

Non c’è niente da fare, non sono interessati. La capacità di ascolto di queste persone non supera mai i 6 secondi. Fossero Mozart che sta componendo “Il Don Giovanni” potrei capirlo, ma si distraggono sul nulla. Già, forse non abbiamo più nulla da dire e siamo diventati troppo frenetici. In media ci ricordiamo il 10% di ciò che ci viene detto, quindi la comunicazione è unilaterale! Ci siamo abituati a parlare da soli come i pazzi. Se devo raccontare un fatto importante forse è meglio che io mandi una mail, almeno non corro il rischio di essere interrotta. Accorgersi dei dettagli, non vuol dire lentezza e neanche pigrizia, ma attenzione. La natura non ha fretta, eppure tutto si realizza no?

Oggi anche a teatro il pubblico parla, commenta, risponde al telefono, va su Facebook, guarda le mail e non si rende conto che ha pagato un biglietto anche caro per ascoltare, che rompe le palle agli attori e anche al vicino attento. Nei talk show si parlano addosso, urlano come pazzi e tu spettatore capisci solo “Mi faccia parlare, per favore! Mi faccia parlare, per favore!”. Cavolo sono due ore che aspetto il concetto, fallo finire! Siamo frenetici nel cercare di spiegare e nell’ascoltare il prossimo. Vorrei tornare ai tempi lenti, ai tempi naturali e alla ricerca di una reciproca conoscenza. Piacere mi chiamo Benedicta, hai voglia di raccontarmi qualcosa di tuo? Eccomi, ti ascolto.

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