federz chroniclesL’instant-movie del rapper milanese, andato in onda su Italia Uno, è un pout-porri di due ore e mezza. Vita, sorte e miracoli di un’icona teen e… solo di quello.

Riccardo Marra

No, non c’entra nulla il gusto musicale. Né un’eventuale preferenza personale verso altro. Nella considerazione che Fedez Chronicles sia stato una palla tremenda, c’è un ragionamento molto meno terra-terra. Il fatto è questo: Fedez è un personaggio iperpop: pungiball perfetto dei potenti, talentuosissimo teen idol in Tv, icona web. È la vittima acclarata, il sensibile ferito, il micio macho. È quello che ce l’ha fatta superando brufoli e crisi economica. È il cocco di una nonna cui, però, non piacciono i suoi tatuaggi. È quello con la mamma-manager. Fedez, insomma, è una pagina aperta, tutto si sa di lui e già si sapeva. E, quindi, eccomi al punto: non trovo nulla di esaltante in un instant-movie s’un artista privo di suggestioni. Dov’è il magnetismo della musica? Il mistero? la sfumatura? Sulle “chronicles”, Fedez poi ci incide addirittura la sua voce narrante per guidare lo spettatore tra palchi in cui musica ce n’è poca e Twitter tanto. L’iperpop si fa ipercoop con scaffali che traboccano confessioni in posa e sbadigli da reality show e in cui, anche una rissa in discoteca val bene un nuovo capitolo social. E una nuova cronaca annunciata.

Davide Venturi

Vorrei, ma non posso. Vorrei riscrivere e riordinare le tue parole e metterci la mia firma. Forse allungando il finale con questo: perché caro Riccardo hai parlato soprattutto di Fedez, il personaggio, e meno di Fedez Chronicles-Tour 2015, il programma televisivo? Quale tentazione ti ha condotto a questa uscita dalla traccia d’esame? Forse tanto fuori tema non è, e non si poteva fare altro perché Fedez è realmente un personaggio dello spettacolo e Fedez Chronicles-Tour 2015 non è un prodotto televisivo. Backstage, interviste ad amici di vita e lavoro e qualche pensiero a tema libero: come un contenuto speciale di un dvd, scopri come è fatto solo quando apri il magico cofanetto (Dvd, ovvero Devi Vedere Dentro). E su questo hanno puntato quelli di Italia Uno. Tanta attesa per pochi contenuti. Tanto il parlare prima dell’evento, ma poco sul cosa avremmo visto; se non ricordandoci ossessivamente che ci sarebbe stato Fedez. Ma mano a mano che i minuti alimentavano l’orologio col tedio, finalmente si spostava anche la lancetta delle ore, ma l’impressione era sempre la stessa: tutto era stato già scritto e per giunta scritto male. La summa del progetto viene espletata nel finale, quando suona la sveglia dei titoli di coda con una strana suoneria che risale dall’esofago: “Un rutto vale più di mille parole”. Peccato che per arrivare a quel rutto ci sono volute proprio mille parole.

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