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Umbria, Pia e Ivo criminali

Umbria, Pia e Ivo criminali
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Pia e Ivo sono tra le persone più buone e gentili che conosco. Ma sono dei veri criminali.

Anni fa erano miei vicini di casa. Avevano occupato un podere di proprietà di uno di quegli enti disciolti che dopo 35 anni sono ancora lì a sperperare risorse pubbliche.
Poi venne il terremoto del 1985 e la loro casa crollò. Siccome sapevano far da mangiare in maniera sublime diventarono ristoratori e aprirono un ristorante delizioso.

Anni dopo ebbero un’idea geniale e vendettero il ristorante che dava sulla via Emilia, troppo trafficata e rumorosa, e affittarono un posto strano sulle rive di un fiume dove c’erano un paio di capanni, attrezzarono una cucina, una griglia, qualche gazebo e si misero a cucinare d’estate sulla spiaggia fluviale. La gente veniva in gran quantità ad assaporare cibo, silenzio e chiacchiere tranquille.

Poi arrivò l’inondazione, per via che le autorità hanno altro da fare che dragare i letti dei fiumi e realizzare bacini di contenimento delle acque per limitare le esondazioni. Il furore delle acque spazzò via tutto, anche i pali di legno infissi nel terreno e il loro frigorifero nuovo lo videro galleggiare sul lungomare adriatico. Quindi tornarono qui in valle, dai vecchi amici e iniziarono a offrire i loro capolavori del gusto alla Locanda del Gallo con Paola e Erich.

Giorni fa hanno scoperto che sono stati condannati penalmente senza che l’avviso di reato sia arrivato loro. Era successo che nell’Italia dei grandi ladri, dei disastri ambientali, e delle scuole che crollano sulle teste dei bambini, le forze dell’ordine urbane avevano avuto l’idea di andare a fare le pulci al loro piccolo esercizio commerciale perso nei boschi romagnoli. Una sera Pia e Ivo avevano avuto l’idea di fare un po’ di musica con alcuni amici musicisti, due faretti, un paio di casse, qualche decina di spettatori e del jazz onesto. I vigili erano arrivati e avevano appurato che non era stato presentato, come dovuto, il piano della sicurezza alle autorità comunali. Avevano quindi verbalizzato l’ignobile abuso. Poi non si era saputo più niente.

Così, anni dopo che il ristorantino era sparito tra i flutti è arrivata la condanna in contumacia, penale, con più di 4 mila euro da pagare e la fedina penale lordata: criminali. Adesso hanno fatto ricorso e la causa seguirà il suo lungo corso con tutte le spese legali di contorno.

Speriamo che un giudice con il senso della misura mitighi la pena…
D’altra parte la legge è la legge…
Ma vaffanculo!

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