MANU-CHAO-SILASe all’auditorium Parco della Musica di Roma Luglio Suona Bene, nel verde incontaminato dell’altopiano con l’aria più pulita d’Europa La Sila Suona Bee. Un’onomatopea che da il titolo ad uno dei festival più coraggiosi del sud Italia e che restituisce al contempo l’idea del contesto rurale e bucolico nel quale, sabato 25 luglio, ha avuto luogo il gran concerto di Manu Chao.

Una vallata colma di migliaia e migliaia di persone accorse da ogni dove per ascoltare il potentissimo sound del musicista franco-spagnolo, l’autore di quel fortunatissimo Clandestino (Virgin Records, 1998) che ha voluto ringraziare la gran vallata regalandole oltre due ore di grande musica. A precederlo su quello stesso palco ben sei band, tutte calabresi, che a partire dalle ore 13 hanno tenuto alto lo spirito del pubblico calabrese: Federico Cimini, Marvanza, Nuju, VillaZuk, Musicanti del Vento e, last but not least, Spasulati Band.

Una scenografia naturale mozzafiato, incantevoli distese di boschi a circondare il palco sul quale il creatore di successi planetari come Bongo Bong, Desaparecido, Me gustas tu e Rainin in Paradize ha ballato e saltato senza sosta insieme ai membri della sua band, creando uno spettacolo in grado di travolgere il pubblico del festival calabrese. Un unico, ininterrotto flusso musicale: i pezzi più celebri del cantante poliglotta per antonomasia uniti fra loro in un lunghissimo continuum sonoro garantito dalle giunture dei fiati (tromba e trombone) che si lanciano in potenti riff dall’impatto più che immediato.

Foto Manu Chao di Vittorio GiordanoRivisitazioni in chiave ska e ritmiche travolgenti per donare nuova luce ad alcune delle pietre miliari sia del suo repertorio solista che di quello con la storica band dei Mano Negra: niente di meglio per dare corpo alla frenesia motoria dei migliaia di giovani e meno giovani precipitatisi vicino Camigliatello, la piccola e ridente località silana che nei suoi pressi ha ospitato, in questo suo secondo appuntamento, La Sila Suona Bee (Archimedia Produzioni). Un festival questo che, giunto alla seconda edizione, punta tutto sul basso impatto ambientale, sulla sostenibilità e, sopratutto, sulla possibilità di rendere fruibile, di far conoscere un territorio dalla smisurata bellezza naturale, dalle vallate incontaminate, dalla ricchissima flora (piu di 900 specie vegetali) e dai numerosi laghi: l’aria più pulita d’Europa in un contesto paesaggistico che ha ospitato, e tuttora ospita, il leggendario Lupo della Sila, il carnivoro che, malgrado le persecuzioni, è potuto tornare a ripopolare il territorio appenninico calabrese a partire dall’istituzione del Parco Nazionale della Calabria (1968).

Laghi, fiumi, boschi e, soprattutto, tanto buon cibo locale, come quello che, a concerto terminato, viene offerto a tutti i presenti grazie ai numerosi stand di prodotti tipici e tipiche squisitezze del territorio silano, ingredienti che, uniti alla buona musica, creano un mix convincente. Tre date dunque in questa seconda edizione: quella già passata, e completamente gratuita, con Paola Turci (12 luglio) sul Monte Cocuzzo, quella appena trascorsa di Manu Chao col suo Tour La Ventura e l’ultima, programmata per il 13 settembre prossimo, con Alessandro Mannarino, ospite per l’occasione sul Monte Curcio.

Luoghi sempre diversi dunque per un festival che si pone in modalità itinerante con l’obiettivo, anzidetto, di esplorare la bellezza naturalistica calabrese. Un’unica nota stonata (ma non di competenza del festival), quel servizio bus che, al costo di 4 euro e per un totale di 8-9 km di strada, dal paese porta verso la zona palco per poi lasciare i viaggiatori a ben 3 km dalla stessa: emblema questo di una gestione turistica che, alle volte, si ostina a vedere nell’uovo oggi, nel vantaggio immediato, l’unica soluzione possibile. L’esperienza risulta pero’ più che positiva: la natura, i paesaggi e il sound che Manu Chao e i suoi cinque musicisti tirano giù dal palco del festival calabrese trasformano un semplice concerto in un momento ad alto valore esistenziale.

A sorpresa, infine, il tutto termina con un ballo meridionale: tromba e trombone, pugliesi doc, scusandosi per non conoscere il calabrese, chiedono al pubblico de La Sila Suona Bee di ballare un’allegra taranta salentina, così da salutare la Calabria (già ripetutamente ringraziata da Manu Chao lungo tutto il concerto) con note e suoni del sud Italia.

Foto: @Eliana Godino, @Vittorio Giordano

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