Marvis, questo il nome da appuntarsi. Segnatevelo. Marvis. Dietro questo nome, per ora, si nascondono, neanche troppo dal momento che stiamo qui a scriverne, il cantautore Fabio Cinti, già apprezzato dalla critica e titolare di diversi lavori che lo hanno visto affiancato dal ghota della musica pop colta ialiana, da Lele Battisti a Paolo Benvegnù, passando per Morgan, e Irene Ghiotto, voce incredibile, un passaggio da Sanremo, e tanta voglia di sperimentare con la forma canzone. Questi i nomi per quel che riguarda la composizione, e le voci. Poi una serie di professionisti, dal fonico, ai videomaker, Francesco Enea e Sara Battilana di LuvuLuvu, passando per chi, con Cinti e la Ghiotto, cura la strategia comunicativa, tra gli altri David Drago di NovaRadio Città Futura.
Perché Marvis è un nuovo modo di confrontarsi col mondo della musica, sicuramente, ma anche con quello della discografia, della distribuzione. Dovessimo pensare a un parallelo, perché spiegare le nuove strategie discografiche in un momento in cui con cinquemila copie vendute si finisce primi in classifica suona un po’ surreale, il nome che viene in mente è quello di Luther Blissett. No, non il calciatore del Watford poi venuto a fare danni a Milano, sponda rossonera, ma il nome multiplo dietro il quale si sono nascosti a lungo i quattro autori poi confluiti in Wu Ming, altro nome multiplo (anche se lì gli autori sono diventati cinque). Marvis è un nome multiplo dentro il quale confluiscono le esperienze, l’arte, la professionalità di una serie di personaggi, a partire proprio da Cinti e la Ghiotto. Apparsi per la prima volta intorno a febbraio, con l’uscita di Flowers, il primo singolo in free download sul sito del progetto, ora Marvis torna in scena con un nuovo singolo, Come away, accompagnato da un nuovo video, qui in anteprima.
L’idea di fondo è che questa sia una sorta di comune artistica, ci spiega uno dei due titolari dell’impresa, Cinti, e che chiunque aderisca partecipi a titolo gratuito. Di conseguenza anche il prodotto di questo incontro è gratuito, per il pubblico, tutto gratis nel sito www.projectmarvis.com. In questo momento di crisi discografica star a elemosinare un budget per una produzione è quasi avvilente, per cui, Cinti e la Ghiotto, hanno deciso di fare autarchicamente. Si sono conosciuti, trovati, innamorati artisticamente (e questa dell’innamoramento, anche fisico, lui gay e lei eterosessuale, è uno dei temi presenti nei brani, senza star lì a menare troppo il can per l’aia). Nel giro di pochi giorni hanno composto le undici canzoni che confluiranno nel progetto Marvis, di cui è previsto un album entro fine anno, dal titolo The Thin Lie.
L’idea di cantare in inglese è venuta naturale, perché una delle idee di fondo del progetto è proprio quella ambiziosa di non limitarsi a vedere nei confini italiani dei paletti entro i quali muoversi. Ma, come ci spiega Cinti, tale è l’idea di libertà creativa dietro il progetto Marvis, che si potrebbe pensare di scrivere anche in una lingua inventata, come i Sigur Ros. Perché non avere un’etichetta discografica dietro, se da una parte toglie certezze a livello economico e finanziario, e magari anche a livello di sicurezza, dall’altra concede una libertà di espressione sicuramente illimitata. I confini entro i quali muoversi diventano il mondo. E, ovviamente, anche un gusto estetico raffinato e molto esigente. Perché l’idea di essere autarchici, veramente indipendenti, non va confusa con l’idea di essere indie, e quindi un po’ approssimativi, come ormai l’indie di casa nostra ci ha abituati.
Il livello, ci spiega sempre Cinti, deve sempre essere alto. Anche lo-fi, se è il caso, ma un lo-fi dettato da una scelta estetica, non da una necessità di fare economia. Ben lo si capisce ascoltando Come away e guardando le immagini fascinose del video, in cui Cinti e la Ghiotto la giocano da protagonisti assoluti, in un rimando sensuale e ipnotico. L’idea di essere associati a chi fa musica con uno spirito naif, casalingo, è quanto di più lontano dal progetto Marvis, chiosa Cinti, perché anche se in effetti poi l’album è stato registrato in casa, gli standard tenuti sono quelli che si sarebbero ottenuti in uno studio professionale.
Marvis è un progetto di libertà. Dove le porte sono aperte a tutte le collaborazioni, passando per una sorta di comitato creativo che ha in Cinti e la Ghiotto i due titolari. Se The Thin Lie manterrà le promesse fatte con i primi due singoli ci sarà da leccarsi i baffi, al punto che Marvis potrebbe diventare strada facendo anche altro, il vettore per degli spettacoli teatrali che coinvolgano ologrammi e ballerini, ci viene detto tra le righe, ma addirittura una sorta di contenitore per le carriere dei singoli protagonisti. In un periodo in cui la musica sembra vivere solo se passa dai talent ecco una via diversa, interessante, viva. Noi facciamo il tifo per loro.
L’idea di fondo è che questa sia una sorta di comune artistica, ci spiega uno dei due titolari dell’impresa, Cinti, e che chiunque aderisca partecipi a titolo gratuito. Di conseguenza anche il prodotto di questo incontro è gratuito, per il pubblico, tutto gratis nel sito www.projectmarvis.com. In questo momento di crisi discografica star a elemosinare un budget per una produzione è quasi avvilente, per cui, Cinti e la Ghiotto, hanno deciso di fare autarchicamente. Si sono conosciuti, trovati, innamorati artisticamente (e questa dell’innamoramento, anche fisico, lui gay e lei eterosessuale, è uno dei temi presenti nei brani, senza star lì a menare troppo il can per l’aia). Nel giro di pochi giorni hanno composto le undici canzoni che confluiranno nel progetto Marvis, di cui è previsto un album entro fine anno, dal titolo The Thin Lie.
L’idea di cantare in inglese è venuta naturale, perché una delle idee di fondo del progetto è proprio quella ambiziosa di non limitarsi a vedere nei confini italiani dei paletti entro i quali muoversi. Ma, come ci spiega Cinti, tale è l’idea di libertà creativa dietro il progetto Marvis, che si potrebbe pensare di scrivere anche in una lingua inventata, come i Sigur Ros. Perché non avere un’etichetta discografica dietro, se da una parte toglie certezze a livello economico e finanziario, e magari anche a livello di sicurezza, dall’altra concede una libertà di espressione sicuramente illimitata. I confini entro i quali muoversi diventano il mondo. E, ovviamente, anche un gusto estetico raffinato e molto esigente. Perché l’idea di essere autarchici, veramente indipendenti, non va confusa con l’idea di essere indie, e quindi un po’ approssimativi, come ormai l’indie di casa nostra ci ha abituati.
Il livello, ci spiega sempre Cinti, deve sempre essere alto. Anche lo-fi, se è il caso, ma un lo-fi dettato da una scelta estetica, non da una necessità di fare economia. Ben lo si capisce ascoltando Come away e guardando le immagini fascinose del video, in cui Cinti e la Ghiotto la giocano da protagonisti assoluti, in un rimando sensuale e ipnotico. L’idea di essere associati a chi fa musica con uno spirito naif, casalingo, è quanto di più lontano dal progetto Marvis, chiosa Cinti, perché anche se in effetti poi l’album è stato registrato in casa, gli standard tenuti sono quelli che si sarebbero ottenuti in uno studio professionale.
Marvis è un progetto di libertà. Dove le porte sono aperte a tutte le collaborazioni, passando per una sorta di comitato creativo che ha in Cinti e la Ghiotto i due titolari. Se The Thin Lie manterrà le promesse fatte con i primi due singoli ci sarà da leccarsi i baffi, al punto che Marvis potrebbe diventare strada facendo anche altro, il vettore per degli spettacoli teatrali che coinvolgano ologrammi e ballerini, ci viene detto tra le righe, ma addirittura una sorta di contenitore per le carriere dei singoli protagonisti. In un periodo in cui la musica sembra vivere solo se passa dai talent ecco una via diversa, interessante, viva. Noi facciamo il tifo per loro.
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