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‘Un Uomo Perbene’, la ‘seconda fatica’ dei 3chevedonoilrE

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Per i 3chevedonoilrE mi sono speso, in alcuni casi, fino alla nausea: ripetendo e scandendo lo stesso motivetto, ovvero “oh ma quanto so’ forti questi”. Ho avuto la fortuna di conoscerli prima dal vivo, ormai anni e anni fa e da quel giorno non ho perso occasione per cercare di spendermi e attivarmi per fare in modo che la loro musica arrivasse a quante più persone possibili: un obiettivo tutt’altro che semplice da realizzare e che forse cela (male) sopratutto il mio idealismo.

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Ma non posso farci niente: quando mi innamoro di una band, di un disco, di un singolo io mi immagino così, con uno zainetto sulle spalle a distribuirlo in tutto il mondo. Obiettivo, dicevamo: raggiunto? Non credo ma siamo qui anche per questo d’altronde.

Un Uomo Perbene è la loro seconda opera discografica, la prima che grazie alla produzione sapiente di Emiliano Rubbi rende giustizia al loro vigore testosteronico on stage, che finora faceva fatica ad essere contenuto al freddo e al netto del precedente tentativo in studio che li aveva visti protagonisti (e con cui li conobbi): il primo ‘Nella Baracca di Latta‘ (2010). Ho assistito indirettamente alla creazione, alla stesura ed alla resa su (multi) traccia di questo lavoro, confidando – come poi ho felicemente riscontrato – che l’energia di questi brani rimanesse intatta durante l’intera durata del processo, a volte sfiancante, di realizzazione di un album. Qualcuno (vedi Caparezza) ha insistito parecchio portando avanti la teoria che il secondo è sempre più difficile, molto più del primo e (aggiungo io) ancora più del terzo: in che modo questo riguarda anche i 3chevedonoilrE? Semplice, perché io so a differenza vostra (che siete qui per saperlo da me) quanta fatica e costanza questi ragazzotti un po’ cresciuti abbiano speso suonando in giro per Roma e provincia (e non solo) alla ricerca anche solo di un consiglio, di un feedback o della strada migliore da seguire, tanto che forse per loro realizzare questo disco possa essere diventato, nel tempo, uno dei tanti dubbi amletici da sciogliere nel bel mezzo della tempesta esistenziale che affligge tutti coloro (band, cantautori, solisti) che non riescono a sorpassare quella sottile linea tra ‘divertimento’ e ‘lavoro’.

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Questo per dire che (punto primo) ‘Un Uomo Perbene‘ è un bel disco, scorre felice e ripropone l’annosa questione (da me già posta articoli e articoli fa) del perché in Italia si debba così tanto faticare per arrivare ai più: tra corporativismi, problemi strutturali e di semplice educazione civile e, non meno, anche una scarsa attitudine al rischio d’impresa da parte delle stesse band. Poi, per quanto questo potrebbe anche avere un senso (punto due) non mi cimenterò stavolta in un’analisi puntuale e didascalica dei brani validi (tanti) o meno validi (pochissimi) presenti nel suddetto disco: nella musica dei 3chevedonoilrE trovate di tutto ed è tutta roba buona (da Rino Gaetano ai Queen passando per Gaber ed arrivando persino dalle parti degli Who e dei Pink Floyd) e la costruzione e gli arrangiamenti scelti per le singole canzoni qui contenute è cosa davvero rara. Per cui (punto terzo), se volete, ascoltateli e dite semplicemente la vostra: niente più e niente meno. Il rispetto che si deve a chi di musica vuole campare è sopratutto quello di ascoltare e dare un parere, anche il più negativo possibile.

Non credo sarà questo il caso ma come si sa ambasciator non porta pena. Spero allora di portare bene e basta.

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